PRIMA PAGINA
-Trump preme per “ripulire” Gaza. Chiede agli alleati del Medio Oriente, Egitto e Giordania, di accogliere i Palestinesi. Il suggerimento di Trump solleva un problema per la politica americana sul conflitto Israele – Palestina e su due dei più importanti alleati USA della regione. Non è chiaro se Trump vorrebbe che tutti gli ex-abitanti di Gaza emigrassero in Giordania ed Egitto e per quanto tempo. La reazione dei Palestinesi è ben riassunta dal commento di uno dei capi di Hamas: “Il popolo palestinese della striscia di Gaza ha sopportato morte e distruzione per 15 mesi in uno dei più grandi crimini contro l’umanità di questo secolo nella pfopia terra e patria. Non accetteranno quindi nessuna soluzion , anche se apparentemente ben intenzionata con la scusa della ricostruzione, come proposto dal Presidente Trump”. Con grande fotografia di un ingorgo di veicoli stracarichi di gente e mercanzia e questa didascalia: Aspettando ieri di entrare nel nord di Gaza. Israele impedisce agli abitanti di Gaza di ritornare nel nord, dicendo che Hamas ha violato la tregua.
– La tregua è messa a prova mentre si dice che Israele avrebbe ammazzato 22 persone. Migliaia di abitanti cercano di tornare alle loro case in Gaza e in Libano. Il fragile cessate il fuoco in Libano e Gaza è stato messo a dura prova ieri mentre gli Israeliani hanno ammazzato decine di persone nel sud del Libano e hanno impedito a molti residenti di Gaza di ritornare alle loro case. Ma alla fine della giornata, Israele e Hamas hanno detto di aver raggiunto attraverso mediatori un accordo per il proseguimento della tregua.
– Un video punta alle linee elettriche nell’incendio di Eaton. Mentre ci vorranno mesi per arrivare alla causa ufficiale dell’incendio, un video girato dalla telecamera di un distributore di benzina ha fornito un elemento di indagine importante: pur mancando essenziali verifiche, sembrerebbe che l’incendio sia iniziato per una fuoriuscita di corrente da una della tre linee elettriche che passano nella località.
– Angoscia e rabbia mentre Trump sovverte i lavori federali. I lavoratori temono danni alle loro carriere, famiglie e comunità. La rapida spinta di Trump per riformare la burocrazia federale nei suoi primi giorni di lavoro ha incontrato un misto di paura, rabbia e confusione dell’intera forza lavoro. Centinaia di dipendenti pubblici descrivono le agenzie come prese dall’incertezza sul modo di implementare la nuova politica e i lavoratori che cercano freneticamente di capire come la nuova politica influirà sulle loro carriere e famiglie. Il Governo Federale è il più grande datore di lavoro del paese e quindi qualunque problema può riverberare nelle comunità degli Stati.
– Pericolo per Hollywood. Gli incendi fuori controllo sono un pericolo anche per l’industria cinematografica e televisiva.
– Deportazioni. Alcune agenzie federali si sono unite per cominciare gli arresti a Chicago. Due brevi trafiletti con rimando alle pagine interne.
– L’India, centro di emigrazione, spera di proteggere le sue strade. Le minacce di Trump di deportazioni di massa hanno creato paura e incertezza non solo nei paesi vicini come il Messico e l’America Centrale, ma anche in paesi lontani come l’India, che con circa 700.000 Indiani senza documenti che vivono già neli USA, viene subito dopo, come numero di immigrati, al Messico e a El Salvador. Ma spera di avere un miglior trattamento dati gli ottimi rapporti fra il suo Primo Ministro Modi e Trump.
PAGINE INTERNE
– Disastro petrolifero nel Mar Nero. Vasti tratti della costa Russa sono stati devastati dal petrolio fuoriuscito dallo scontro fra due petroliere.
– La Colombia respinge le deportazioni. Trump vuole un incremento delle tariffe sulle importazioni dalla Colombia che si è rifiutata di aderire ai piani di deportazione degli immigrati illegali negli USA.
– Quando arriverà la giustizia? Un secolo dopo il massacro di Tulsa in Oklahoma rimane il problema degli indennizzi.
– Celebrazione e incertezza. Jannik Sinner ha vinto per la seconda volta l’Australian Open, ma il numero uno del tennis mondiale deve adesso combattere con la giustizia per un caso non risolto di possibile uso di droghe.