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Quando gli operatori umanitari uccisi a Gaza sono “più eroi degli altri”?

In sei mesi 196 sono stati uccisi da Israele ma lo sdegno cambia col passaporto delle vittime

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Seven World Central Kitchen Foreign Workers Killed in IDF Air Strike in Gaza

Passports of slain aid workers. Reuters.

Time: 5 mins read

Ci sono operatori umanitari più umanitari di altri? Quelli che, quando colpiti dalle bombe o dai missili mentre cercano di salvare i civili, per la loro morte meritano più attenzione e più sdegno per il passaporto trovato nelle loro tasche incenerite? O per la lingua che parlavano o la religione che pregavano pochi secondi prima di saltare in aria?

Sembra questa l’impressione dopo aver notato gli effetti che la tragica notizia della morte di sette operatori di World Central Kitchen a Gaza ha avuto sui leader occidentali e – solo di riflesso? – sui maggiori media europei, americani e australiani. Prima di ieri, in sei mesi almeno 189 operatori umanitari erano morti a Gaza, ma erano quasi tutti palestinesi e lavoravano per lo più per l’UNRWA o la mezza luna rossa. Sono stati uccisi mentre, in furgoni ben identificati con le loro insegne, o nei centri raccolta aiuti con le bandiere ONU sventolanti, cercavano di svolgere il loro lavoro di operatori umanitari aiutando la popolazione civile palestinese di Gaza nei loro bisogni di base: cibo, un rifugio dove dormire e, quelle rare volte che gli israeliani le avevano lasciate passare ai valichi, anche le medicine per abbassare la febbre ai bambini.

Ieri a morire colpiti da un missile israeliano, con il loro autista palestinese, sono stati dei valorosi e generosi operatori umanitari appartenenti a diverse nazionalità: Regno Unito, Australia, USA, Irlanda, Canada, Polonia…

Subito il governo Netanyhau ha dichiarato che si è trattato di un tragico incidente e che una indagine farà il suo corso. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant “ha fatto riferimento alla natura tragica dell’incidente e ha sottolineato l’importanza di condurre un’indagine approfondita alla quale farà seguito l’attuazione delle lezioni apprese”, si legge in una nota del ministero della Difesa. Bene, ma per tutte le altre bombe lanciate in questi mesi sugli altri operatoti umanitari palestinesi o musulmani queste dichiarazioni non c’erano state.

Mentre Netanyahu affermava che si trattava di un incidente, una fonte dell’IDF dichiarava al giornale israeliano Hareetz la notizia (pubblicata subito) che non si sarebbe trattato affatto di un incidente, che la macchina con le insegne di WCK, di cui gli operatori umanitari avevano avvertito prima dei loro movimenti, era stata seguita e colpita perché si credeva ci fosse, con gli operatori umanitari, anche un terrorista di Hamas. Cioè l’errore, se si può ancora considerare tale, non sarebbe la morte dei 7 lavoratori umanitari, ma che con loro non ci fosse pure il terrorista.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha offerto le sue condoglianze alle famiglie dei sette operatori di World Central Kitchen rimasti uccisi a Gaza dall’ attacco israeliano: “Il messaggio è: ‘Lasciate gli operatori umanitari fare il loro lavoro in sicurezza”, ha detto Guterres tramite il portavoce del Palazzo di Vetro, Stephane Dujarric, che ha subito aggiunto. “I rischi per gli operatori umanitari ci sono da mesi, questo è solo un esempio molto visibile dei pericoli che corrono ogni giorno a Gaza”.

L’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha detto “che gli operatori umanitari devono essere protetti mentre svolgono il loro lavoro salvavita, a Gaza e in ogni conflitto. Punto”.  Poi ecco che aggiunge: “Il mio cuore è spezzato per Wck e per l’intera comunità umanitaria, che ha sopportato così tanto dolore e perdite durante questo conflitto”. Il suo capo, il segretario di Stato Antony Blinken, li ha definiti “eroi”: “Queste persone sono eroi, corrono nel fuoco. Non si dovrebbero creare situazioni in cui le persone che stanno semplicemente cercando di aiutare i loro simili corrono gravi rischi”. Blinken, che si trovava a Parigi, ha chiesto “un’indagine rapida, approfondita e imparziale” sulla morte dei sette operatori.

Esprimo cordoglio alle famiglie degli operatori di @WCKitchen che hanno perso la vita a Gaza. Chiediamo anche noi ad 🇮🇱 di fare chiarezza: rispetto del diritto umanitario e tutela civili sono prioritari. Il Governo continua a lavorare per cessate il fuoco e la liberazione ostaggi

— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) April 2, 2024

Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha scritto su X: “Esprimo cordoglio alle famiglie degli operatori di WCKitchen che hanno perso la vita a Gaza. Chiediamo anche noi a Israele di fare chiarezza: rispetto del diritto umanitario e tutela civili sono prioritari. Il Governo continua a lavorare per cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi”.

Al briefing giornaliero al Palazzo di Vetro,  il portavoce Stephane Dujarric ha detto la morte di sette volontari della Ong World Central Kitchen nel corso di un attacco israeliano dimostra il “disprezzo” per la sicurezza degli operatori umanitari nella guerra a Gaza. “Il moltiplicarsi di tali eventi è il risultato inevitabile del modo in cui viene condotta attualmente questa guerra, con il disprezzo del diritto umanitario internazionale e della protezione degli operatori umanitari”, ha denunciato Dujarric, condannando la morte di “tutti gli operatori umanitari” morti finora. Abbiamo chiesto a Dujarric su questa differenza di “shock” mostrato dai politici d’ Europa e del Nord America, così come dai loro media, oggi rispetto a tutte le volte che a morire erano stati gli operatori umanitari palestinesi o di non nazionalità occidentale e se questa “differenza” sia notata anche dal Segretario Generale dell’ONU Guterres e come reagisce. Dujarric ha risposto: “Gran parte della responsabilità su come i morti vengono coperti penso sia dei media stessi e dei giornalisti, che ottengono i titoli dei giornali. Noi siamo addolorati per ogni morte di civili che abbiamo visto in questo conflitto, a cominciare dal terrore avvenuto il 7 ottobre in Israele, dai rapimenti di israeliani, dall’uccisione di migliaia e migliaia di civili a Gaza. Ogni essere umano merita di essere rispettato e trattato allo stesso modo”.

Ecco che si fa sentire poi direttamente lo stesso Guterres, su X, dove fissa il numero degli operatori umanitari morti fino ad ora a Gaza a 196 e scrive:

The devastating Israeli airstrikes that killed @WCKitchen personnel yesterday bring the number of aid workers killed in this conflict to 196 – including more than 175 members of our own @UN staff.

This is unconscionable.

— António Guterres (@antonioguterres) April 2, 2024

“I devastanti attacchi aerei israeliani che ieri hanno ucciso persone di Wck portano il numero degli operatori umanitari uccisi in questo conflitto a 196, inclusi più di 175 membri del nostro personale Onu. Questo è inconcepibile”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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