Dopo la conferenza stampa dei giornalisti corrispondenti dalle Nazioni Unite, organizzata martedì sul caso del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich ancora detenuto in Russia, il giorno dopo anche l’Ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, Linda Thomas-Greenfield, scende in campo presentandosi allo “stake out” del Consiglio di Sicurezza mercoledì con la famiglia del giornalista del WSJ. La missione degli USA ha chiesto l’ immediato rilascio del giornalista alla Russia, dove è detenuto dal 29 marzo. “Nessuna famiglia dovrebbe vedere la persona amata utilizzata come pedina politica. Ed è esattamente ciò che sta facendo il presidente Putin”, ha detto la Thomas-Greenfield ai giornalisti, aggiungendo che “le azioni della Russia sono più che crudeli e costituiscono una violazione del diritto internazionale”. L’appello arriva prima di UNGA78, l’avvio dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite la prossima settimana. I genitori e la sorella di Gershkovich, apparsi accanto alla diplomatica americana, hanno invitato i leader mondiali a unirsi a loro nel condannare la Russia e chiedere il rilascio di Evan.
Il reporter americano di 31 anni è stato arrestato da agenti del Servizio di sicurezza federale russo durante una sua missione per un reportage a Ekaterinburg lo scorso 29 marzo ed è ora rinchiuso in un carcere a Mosca con l’accusa di spionaggio

Il caso di Evan Gershkowitz dovrebbe venir sollevato in occasione dell’Assemblea Generale dell’Onu della prossima settimana.
Durante la conferenza stampa organizzata martedì al Palazzo di Vetro dall’UNCA – United Nations Correspondent Association – moderata dalla giornalista di Cbs News Pamela Falk, hanno partecipato, in collegamento virtuale, Mariana Katzarova, ex giornalista bulgara, relatrice speciale Onu nella Federazione Russa sui diritti umani, Jason Conti, consigliere generale di Dow Jones & Co., la società di Rupert Murdoch proprietaria del Wall Street Journal, Paul Becket, capo della redazione di Washington del Wall Street Journal, e Guinoza Said, capo del programma per Europa e Asia Centrale del CPJ, la Ong che si occupa di proteggere i giornalisti nel mondo.

Conti ha risposto che “ci stiamo lavorando” alla domanda di Valeria Robecco, presidente dell’UNCA, se ci fosse l’intenzione di sollevare la questione del giornalista detenuto durante la settimana di alto livello dell’Assemblea Generale. “È in carcere per aver commesso nient’altro che il giornalismo, è un ostaggio di Mosca e ovviamente non è una spia”, ha spiegato Conti, che ha aggiunto: “Quello che ci si deve chiedere con i leader riuniti all’Onu è se la Russia può detenere un giornalista solo per aver fatto il suo mestiere, cosa può prevenire altri dal fare lo stesso?”, precisando che “bisogna esplorare ogni possibile strada per riportarlo a casa, ogni possibilità di scambio di prigionieri anche collaborando con altri Paesi”.

Conti ha spiegato che la società ha avvocati e altri che lavorano sia in Russia che negli Stati Uniti per aiutare a garantire il rilascio di Evan e fornire sostegno alla famiglia. Il capo dell’ufficio di Washington del Wall Street Journal, Paul Beckett, ha sottolineato: “Evan è giovane, è forte e lo spirito è buono, ma ogni giorno in più in carcere è un giorno di troppo”.
Intanto, come riferito durante la conferenza stampa dell’UNCA, l’editore del Wall Street Journal, Dow Jones, ha chiesto all’Onu di dichiarare il giornalista Evan Gershkovich ‘detenuto arbitrariamente’, accusando la Russia di aver violato il diritto internazionale. Gli avvocati di Dow Jones hanno inviato una lettera al gruppo delle Nazioni Unite che si occupano di detenzione arbitraria accusando Vladimir Putin di usare il reporter come una pedina e di “tenerlo in ostaggio per far leva sugli Stati Uniti ed estorcere un riscatto, proprio come ha fatto con altri cittadini americani ingiustamente detenuti”. La detenzione di Gershkovich “è una flagrante violazione di molti dei suoi diritti umani fondamentali”, si legge nella lettera.
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