“Ogni persona dovrebbe avere uno spazio di riservatezza, una dimensione, una storia che non può essere detta, comunicata, raccontata se non a pochi intimi”.
Con queste parole Fabrizio Caramagna, noto scrittore italiano, definisce l’importanza di proteggere la propria vita privata. La sfera della privacy deve essere compresa come lo spazio entro il quale ciascuno costruisce il proprio essere.
Le tecnologie giocano un ruolo importante nell’evoluzione sociale e sappiamo quanto possano influire nella vita di una persona. In questi giorni, in Italia sta facendo discutere quanto è accaduto a Paola Belloni, la compagna di Elly Schlein. Il settimanale Diva e Donna ha pubblicato alcune foto che la immortalavano accanto alla neo-segretaria del Pd, ufficializzando di fatto la loro relazione. Le immagini hanno subito fatto il giro del web e non sono mancati i commenti da parte degli utenti della rete.
Paola ha scelto di scrivere un lungo post su Instagram: “Comunicare a mezzo stampa l’intimità affettiva di una persona è un atto ingiusto e si chiama outing. Io ne sono stata travolta, ma per fortuna non annichilita, perché ho una rete amicale e familiare che mi sostiene. Mi chiedo solo cosa sarebbe successo se io questa rete non l’avessi avuta” e ha aggiunto: “Il coming out è una scelta personale, che deriva anche da un’analisi della propria rete sociale”. Quello di Paola è stato uno sfogo che è servito a sottolineare il potere del gossip.
Oggi, il ruolo dei media assume un’importanza fondamentale. L’indiscrezione diventa notizia e la velocità con la quale le informazioni viaggiano ha compresso i tempi della verifica fino quasi ad annullarli. Noi diamo fiducia a colui o a coloro che condividono il contenuto e contribuiamo a favorire la diffusione di quelli che poi sono identificati come “rumor”. Molto spesso, agiamo in questi spazi relazionali con superficialità e non ci rendiamo conto del loro straordinario potenziale.

ANSA/FABIO CIMAGLIA
L’enorme quantità di informazioni se non controllate possono minare la sicurezza di individui e di segmenti della società, soprattutto quando sono tendenziose o false. Il fatto non si trasforma in notizia, diventa subito “caso mediatico” da analizzare e da affrontare. Alla narrazione del fatto si sostituisce l’opinione, i contorni si sfumano e generano la fragilizzazione del concetto di privacy e la prevalenza della spettacolarizzazione della notizia.
Il sistema dei media costituisce l’ambiente privilegiato in cui il pettegolezzo assume una delle sue manifestazioni più vigorose. I media pubblicizzano il privato: la visibilità accordata al “non detto” delle persone, alla loro intimità, alle loro emozioni celebra la rivelazione di fatti segreti come “testo” di successo proposto a pubblici sempre più curiosi.
Il pettegolezzo si compone attraverso l’incrocio tra i diversi punti di vista da cui è possibile raccontare la stessa “storiella”; così la pluralità di percezione, a seconda del protagonista che di volta in volta racconta la “sua storia”, ci dà una visione più complessa e intrigante dei fatti descritti. Non solo, la pluri-autorialità della diceria crea una tale confusione per cui diventa quasi impossibile risalire alle responsabilità rispetto all’infrazione della vita privata violata.
Il gossip sta assumendo connotazioni pervasive e le personalità pubbliche devono gestire un enorme sovraccarico informativo. In questo processo di trasformazione della comunicazione anche il ruolo del giornalista si trova in bilico tra quello di mediatore, capace di tradurre il fatto in notizia, e quello di cronista dell’istantaneità che deve muoversi lungo il confine sempre più sottile tra gossip e notizia.
La nostra vita viene coinvolta in numerosi fenomeni di disintermediazione e questo molto spesso distrugge la nostra privacy e la nostra serenità. Dobbiamo riflettere molto sulla crisi valoriale del nostro tempo e sperare che una buona dose di buon senso e razionalità facciano la differenza.