OGGI SUL NEW YORK TIMES
PRIMA PAGINA
– Facce della sconvolgente perdita di una città. Titolo a tutta pagina con 17 fotografie di scolari freddati nelle strage di martedì scorso. Le vittime erano state 21.
– Persone uccise da aggressori con armi da fuoco in scuole ogni anno dal 1970. Un grafico mostra la terrificante frequenza di questi attacchi, e il numero di vittime. Il più sanguinoso resta quello di Sandy Hook del 2012 con 26 vittime. Sia chiaro che si tratta solo di attacchi in scuole, perché se si contassero anche quelli in chiese, sinagoghe e altri posti pubblici la frequenza e il numero di vittime sarebbero molto maggiori. Inspiegabile come un paese civile come gli USA non riesca (e neppure ci provi), unico al mondo, a ridurre la quantità di armi da fuoco nelle mani di privati cittadini e la facilità con cui le armi possono essere legalmente comprate da chiunque abbia più di 18 anni, anche senza nessuna particolare licenza.
– La sparatoria alimenta le paure dei genitori. A New York e in tutto il paese, chi ieri (genitori, altri parenti) ha accompagnato i bambini a scuola l’ha fatto ancora scosso dalla strage del giorno prima, con il cuore gonfio di preoccupazione e paura. Ha abbracciato più stretti i bambini, è stato qualche minuto in più all’entrata. Poteva facilmente immaginare un potenziale assassino che entrava nell’aula del bambino.
– Il criminale ha passato più di un’ora a barricarsi dentro la scuola. Anche se molti dettagli rimangono oscuri, la scena comincia verso le 11.30 con la prima notizia che un uomo armato si stava dirigendo verso la scuola e finisce quando poliziotti specializzati riescono a entrare nell’aula dove il criminale si era barricato e ad abbatterlo. Ma anche se i dettagli dell’attacco si vanno chiarendo, le motivazioni restano opache. Mancando una spiegazione, rimane solo il dolore in una piccola comunità non abituata all’attenzione esterna e una cruda rinascita del dibattito sulle armi da fuoco e sulla stupefacente quantità di violenza da armi in America.
– Il dolore condiviso da tutti sconvolge una comunità fortemente unita. Ricordando gli atleti, i migliori studenti, i primi amori. Chiunque a Uvalde, il paesino dove è avvenuta la strage, sembra conoscere almeno uno degli studenti ammazzati, o è andato a scuola con i genitori o con i nonni di una delle vittime. Le loro morti hanno unito Uvalde nel dolore, mentre le famiglie cominciano a uscire dallo stordimento iniziale e a rendersi conto di quanto è davvero avvenuto.
– Nel Donbass, una guerra fra chi circonda chi. La sconfitta russa al fiume mostra i rischi della tattica. La fallita traversata del fiume è stato un grave passo indietro per i Russi. Volevano circondare i soldati ucraini nella città di Severodonetsk e si sono trovati loro circondati, bloccati fra fiume e il fronte ucraino. Sono morti almeno 600 soldati russi.
PAGINE INTERNE
– Secondo conteggio in Pennsylvania. Il dottor Oz (medico famoso per la sua rubrica TV) appoggiato da Trump, stava vincendo contro David McCormick per meno di 1.000 voti nelle primarie repubblicane per un posto al Senato.
– Brutta stagione in India per il mango. Un’ondata di caldo ha devastato il raccolto di mango, il frutto più amato del Paese, mettendo in pericolo il modo di vivere di migliaia di agricoltori.
– 75 migranti morti per l’affondamento di una barca in Tunisia. Più di 650 sono morti nello stesso modo quest’anno nel Mediterraneo.
– Dopo l’attacco in Texas, salgono i titoli azionari legati alle armi. Difficile spiegarselo in un Paese civile, ma in America è così.
– Arte pubblica come antidoto alla mafia. Palermo presenta opere che ricordano e respingono la criminalità organizzata in Sicilia. Con tre grandi fotografie delle opere installate.