In America la libertà di stampa nasce quando ancora le 13 colonie erano britanniche e gli Stati Uniti non erano venuti alla luce. La data esatta è il 5 agosto 1735. Il posto, New York.
Tre anni prima Giorgio Secondo di Gran Bretagna nominò William Cosby governatore delle province di New York. Tra il giorno della nomina e il giorno in cui Cosby assunse la carica a New York passarono 15 mesi. Durante questo periodo di tempo il presidente del Consiglio delle Province, Rip Van Dam, svolse il ruolo di governatore ad interim. Dopo l’arrivo di Cosby i due litigarono per i compensi e per le percentuali delle tasse raccolte. La vicenda finì in tribunale, alla New York Supreme Court of Judicature. Van Dam prese due dei migliori avvocati di New York, William Smith e James De Lancey. Il governatore fece in modo che due dei tre magistrati giudicanti dessero ragione a lui. Il terzo magistrato, Lewis Morris, però dissentì dal giudizio dei suoi colleghi. Cosby chiese al giudice Morris di mettere per iscritto i motivi del suo dissenso. Morris obbedì rendendo pubblica la sua decisione aggiungendo anche il suo commento: “Se i magistrati sono intimiditi e non possono esprimere il loro giudizio ma devono accontentare le richieste del Governatore, gli abitanti di questa provincia si preoccuperanno sia per la loro vita che per il loro patrimonio poiché l’indipendenza di quelli che giudicano viene compromessa e le leggi di sua maestà non possono essere applicate”.
Il governatore infuriato dalla critica decise di rimuovere Morris dalla carica che aveva ricoperto per oltre 20 anni. Un fatto questo che allarmò l’establishment benpensante dei coloni.
A New York esisteva un giornale, il New York Gazette, unico organo di informazione che sosteneva il governatore. Morris con i suoi due avvocati Alexander e Smith fondò un nuovo giornale, il New York Weekly. I tre diedero l’incarico a John Peter Zenger, l’unico tipografo che aveva il torchio, i telai e i caratteri mobili per stampare il giornale. Alexander fu nominato direttore. E il New York Weekly cominciò ad attaccare il governatore con articoli non firmati che lo accusavano di tirannia e di violazione dei diritti dei coloni, di soprusi e confische in nome della legge, corredandoli con con vignette satiriche. Si è sempre sospettato che l’autore di questi articoli fosse il giudice Morris. Per tutta risposta il governatore decise di arrestare Zenger accusandolo di diffamazione sediziosa motivando la sua decisione come una mossa “per distruggere le uova del serpente della disobbedienza”. In quei tempi il libel, la diffamazione, aveva un significato differente, era tutto ciò che veniva pubblicato, vero o falso, in opposizione al governo.
Questa vicenda, la Corona contro Zenger (Crown vs Zenger) fu il seme del principio che di li a poco avrebbe portato alla prima vera conquista della libertà di stampa.
Nella 1734 vennero formati due differenti Grand Jury uno nella primavera e uno in autunno, per ufficializzare l’incriminazione di Zenger, ma nessuno dei giurati votò per l’incriminazione. Ciò nonostante il 17 novembre 1734 lo sceriffo arrestò Zenger, il quale non aveva mai negato di aver stampato gli articoli ma si rifiutò, e per questo fu tenuto per 10 mesi in carcere, di dare il nome dell’autore degli articoli. Mentre era in prigione la moglie di Zenger continuò a stampare il giornale dando il resoconto della fase pre processuale con la scelta dei giurati sottolineandone la parzialità in favore dell’accusa. E qui ci fu il colpo di scena: dopo i pesanti attacchi del New York Weekly il magistrato fu costretto a cambiare i giurati. L’avvocato più famoso di Philadelphia, Andrew Hamilton, assunse la difesa di Zenger e il processo iniziò il 4 agosto 1735. Hamilton nella sua arringa ammise che Zenger aveva stampato gli articoli sul New York Weekly, e con una mossa geniale, chiese all’accusa di provare che quanto era stato scritto fosse falso. Poi, rivolgendosi ai giurati, disse: “Non è un caso che riguarda un povero stampatore. Questo è una caso che riguarda la libertà”. Concludendo poi “Se non è legge, è meglio della legge, deve essere legge e sarà sempre legge dove la giustizia prevale”. Finita l’arringa il giudice ordinò ai giurati di condannare Zenger. I giurati andarono in camera di consiglio, dopo 10 minuti tornarono con il verdetto di non colpevolezza.
Governeur Morris, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti, nel suo diario scrisse: “Il processo Zenger nel 1735 fu la stella mattutina della libertà che conseguentemente rivoluzionò l’America”.
La libertà di espressione sarà sancita dal Primo Emendamento della Costituzione nel Dicembre 1795, ma il seme era stato piantato 60 anni prima.