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VNY 2016: Liberty Meets Beauty (Fai girare la VOCE)

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Care lettrici e lettori, vicini e lontani, italiani e italofili, ricchi e squattrinati, troppo occupati o ancora troppo poco… è ora di festeggiare con noi!

Da metà gennaio saremo online con una versione completamente rinnovata, un giornale interamente ripensato nella grafica, la navigazione e la leggibilità: Liberty Meets Beauty!

Siamo felicissimi di festeggiare così, con voi, l’arrivo del nuovo anno, rilanciando la nostra e la vostra VOCE, sempre più innamorati di New York e dell’Italia.

Con il nuovo anno saremo più New York da New York per i nostri contenuti, i nostri approfondimenti, le nostre interviste e le nostre inchieste, con i nostri "very opinionated and very free columnists",  le nostre foto e i video, il tutto nella nostra bellissima lingua italiana (ma con spazio crescente anche all’inglese).

Quindi saremo soprattutto VOCE degli italiani di New York!  E questo significa anche più attenzione alla Bellezza, in tutti i sensi, come tensione verso il meglio, qualcosa di più grande e infinito.

Parleremo di politica, attualità, dei grandi fatti internazionali, di ciò che direttamente vivremo dal nostro ufficio dentro le Nazioni Unite. E di Arte, di cultura, di tempo libero, dell’Italia fantastica da viaggiare, conoscere e gustare. E degli italiani che ovunque, ma in particolare qui a New York, intraprendono nuove vite e delle imprese che con grande creatività rilanciano il brand “Italy” e la sua bellezza fuori dai bel paese.

Già, libertà e bellezza, la formula magica di: “America + Italia”, il nostro giornale riparte da qua, dalla miscela esplosiva del meglio delle due culture, per credere e proiettarci tutti verso un futuro più bello e più libero, senza la paura di dover rinunciare al proprio sogno, progetto, passione o impresa che sia.

Fare e fare bene, sempre meglio.

Questa VOCE di e da New York, che già conoscete come voce libera e primo giornale on line italiano degli Stati Uniti, oggi abbraccia il sogno di parlare a sempre più italiani e amanti dell’Italia sparsi nel mondo, fino a diventare un giorno (perché no?) il primo giornale italiano fuori dall’Italia, pubblicato nella capitale del mondo. 

Del resto, come cantavano Frank Sinatra e Liza Minnelli in New York New York: "If I can make it there, I'll make it anywhere"

E' importante ricordare tuttavia che nel giornalismo, voler essere primi non significa necessariamente "arrivare primi". Per noi l'obiettivo principale non sarà tanto quello di arrivare prima sulla notizia ma piuttosto di restare fedeli ai nostri valori di qualità, integrità, indipendenza e di offrire ai lettori uno strumento di informazione intesa prima di tutto come approfondimento che sia, a sua volta, frutto di una pluralità di opinioni.  Puntiamo quindi a stimolare il coinvolgimento dei nostri lettori dando loro l'opportunità di svolgere un ruolo più interattivo nel giornale. 

Ma, mi chiedo e forse vi chiederete, si può ancora credere alla libertà, alla bellezza, al coraggio e alla fiducia, alla vigilia del 2016?

Lo vediamo anche noi nelle storie che vi raccontiamo che il nuovo anno si annuncia pieno di incognite, con nubi nere soprattutto all'orizzonte del Medio Oriente, pronte a scaricare odio e sangue, e non solo nel Mediterraneo . Ma noi siamo New Yorker, viviamo in una città che non solo non dorme mai, ma che non smetterà mai di credere che il futuro potrà essere migliore del presente. 

Questo è l'ultimo anno per il mandato di Barack Obama alla Casa Bianca, già sette anni sono passati da quella storica elezione, e seppur con mille difetti, per chi scrive Barack non ha fallito con la sua "hope", anzi. Non sono tra quelli che si pente del voto dato sette anni fa e neanche di quello di tre anni fa, che se forse non ha del tutto "changed" gli States (ma l'America non certo deve cambiare tutta, ci mancherebbe!), li ha sicuramente salvati dopo otto anni del peggior Bushismo. 

La VOCE di New York dedicherà la dovuta attenzione alle elezioni presidenziali del prossimo anno offrendo ai suoi lettori prospettive ed opinioni che descrivano quanto più efficacemente possibile i pregi e i difetti dei singoli candidati in entrambi gli schieramenti politici. 

Una rosa di candidati, tra l'altro, che vede tra i suoi favoriti in entrambi i partiti un insolito numero di newyorchesi di fatto e di adozione. Dalla ex senatrice e residente dello stato di New York, Hillary Clinton, all'attuale senatore del Vermont ma nativo di Brooklyn, Bernie Sanders fino al magnate di Queens Donald Trump, in un modo o nell'altro la Grande Mela continuerà a svolgere il suo ruolo di protagonista nella vita politica, economica e culturale degli Stati Uniti.

Abbiamo da sempre avvertito del pericolo della "dinasty democracy" che la eventuale elezione di Hillary Clinton comporterebbe, ma a parte questo non trascurabile difetto da monitorare, Hillary fino ad adesso ci appare una leader più affidabile di tutto quello che si vede in giro nelle file dei repubblicani. Inoltre, grazie alla ottima campagna elettorale del senatore Bernie Sanders, anche Hillary deve prestare più attenzione all'America di chi lavora e non solo di quei pochi che accumulano miliardi a Wall Street spingendo un tasto. 

E per finire, ci auguriamo che il 2016 rappresenti un anno di svolta anche per l'Italia soprattutto nel senso di un ricambio della sua classe politica che favorisca uno svecchiamento delle istituzioni e garantisca ai giovani quel diritto al lavoro che riesca a tamponare la continua e disastrosa fuga di cervelli dal paese. Nei confronti dell'Italia e del suo attuale Presidente del Consiglio La VOCE ribadisce quanto abbiamo sostenuto finora: che se da una parte ci sono ancora molte questioni di sostanza che ci lasciano perplessi nel governo di Matteo Renzi (a cominciare dal modo in cui ha ottenuto la sua carica a Palazzo Chigi) almeno a livello di stile ci sentiamo di condividere, per una volta, un atteggiamento positivo ed ottimista sull'Italia che l'ex sindaco di Firenze tenta di infondere sia in patria che all'estero e che, paradossalmente,viene sistematicamente preso di mira dai suoi detrattori. 

Sotto questo punto di vista, Matteo Renzi ci sembra il più "americano" (nel senso buono del termine) tra tutti i politici che affollano i palazzi romani. Ma per conservare questo spirito, è necessario prima di tutto avere a cuore il concetto di "Libertà" sempre e a tutti i costi, anche quando è scomoda e, su questo punto, Matteo Renzi resta ancora un enigma. 

Sicuramente lui non ci spaventa perché ha parlato male dell'Ordine dei giornalisti italiani, anzi. Su questo tema delicato, sulla difesa della libertà di stampa, sul rispetto del Primo Emendamento come lo chiamiamo noi qui, l'Ordine dei giornalisti, con i suoi privilegi da corporazione medioevale, visto da New York rappresenta la negazione di quello che dovrebbe proteggere. 

Ma per essere certi che "Renzismo" non si riveli un sinonimo di "Furbismo" é necessario che il Presidente del Consiglio rimedi al "peccato originale" che gli ha consentito di prendere il potere grazie ai tipici sotterfugi di segreteria e che legittimi il suo ruolo chiedendo il consenso del popolo italiano attraverso il voto, come si conviene ad una democrazia di fatto anziché di forma.

ll consiglio che diamo per il 2016 al premier Renzi è che diventi anche lui un lettore de La VOCE di New York.

A tutte le lettrici e i lettori, ovunque voi siate alla mezzanotte del 31 dicembre, i nostri più sentiti auguri da questa magnifica New York, che il vostro 2016 sia come il nostro, illuminato dal sogno e da persone a fianco con cui sognare e risvegliarvi felici.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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