Su Truth Social, trasformato in un bollettino ufficiale, allo scoccare delle 12 (ora newyorkese) sono comparsi i testi di due lettere che Donald Trump ha inviato a Giappone e Corea del Sud. Le dichiarazioni includono dazi al 25% su tutte le esportazioni verso gli Stati Uniti e l’inizio della misura fissato al 1° agosto. Contemporaneamente alla Casa Bianca la portavoce Karoline Leavitt ha chiarito che “altri 12 Paesi riceveranno notifiche e lettere dal presidente”.
Non mancheranno le ritorsioni se i Paesi optassero per non allinearsi con la proposta statunitense. “Se per qualsiasi motivo decidete di aumentare i vostri dazi – minaccia Trump nelle due lettere –, qualsiasi sia quella cifra sarà aggiunta al 25% che noi applichiamo”.
Seguono i dazi del 40% al Myanmar e al Laos, del 30% al Sudafrica per la presunta discriminazione contro i bianchi, per la quale è stato accusato il presidente Cyril Ramaphosa quando ha visitato Washington, del 25% alla Malesia e al Kazakistan e del 10% a tutti i Paesi vicini ai BRICS. “Gli Stati che si allineeranno alle politiche antiamericane dei BRICS – ha scritto il presidente su Truth Social – saranno tassati con un dazio ulteriore del 10%. Non ci saranno eccezioni!”. Gli undici membri, che si sono incontrati nel fine settimana a Rio de Janeiro, hanno espresso grave preoccupazione per questa guerra commerciale.
A fronte di questa ultima stoccata, è arrivata la risposta dalla Cina, parte dei BRICS, secondo la quale i Paesi emergenti vorrebbero evitare a tutti i costi uno scontro con gli Stati Uniti. “Per quanto riguarda l’imposizione dei dazi – ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning –, la Cina ha costantemente ribadito la sua posizione secondo cui le guerre commerciali e tariffarie non creano vincitori e che il protezionismo non è una via d’uscita”.
Poi ci sono Indonesia con dazi al 32%, Bangladesh, Serbia, Cambogia al 35%, Thailandia al 36%.
Sono ancora in corso le trattative con l’Unione Europea. “Ci sono progressi”, aveva detto Bessent a CNN, ma non aveva dato altri dettagli. A Bruxelles, il Comitato dei rappresentanti permanenti, al quale siedono gli ambasciatori dei 27 Stati membri, sta lavorando a un accordo per i dazi al 10%, con alcune eccezioni, come aerei e alcolici. Secondo fonti interne, il punto di rottura è la possibilità di accettare o meno l’asimmetria dei dazi (cioè, tariffe imposte dagli Stati Uniti senza controbilanciamento europeo) o l’imprevedibilità.
Il segretario del Tesoro Scott Bessent ha dichiarato a CNBC che tutti i Paesi in generale si stanno mettendo in contatto con la Casa Bianca per trovare un punto d’incontro prima del 9 luglio, quando scadono i 90 giorni di tregua. “Ci sono molte persone che hanno cambiato tono nelle negoziazioni – ha commentato il ministro –. La mia casella di posta domenica sera era piena di nuove proposte. Saranno giorni impegnativi”.
Alla pubblicazione delle lettere, Wall Street è crollata. Dow Jones è sceso di 650 punti, fino al 1,46%. L’S&P 500 ha perso l’1,2% e il Nasdaq Composite l’1,25%. Le case automobilistiche giapponesi quotate in Borsa, Toyota, Nissan e Honda, sono crollate rispettivamente del 4,1%, del 7,5% e del 3,8%. Le aziende tech sudcoreane, quali LG Display e SK, hanno perso il 6,6% e il 7,7%.