Il londinese Centre for Economic Policy Research (Cepr) ha dimostrato con uno studio dettagliato e autorevole l’esistenza di una correlazione inversa fra la spesa dei consumatori e le tensioni geopolitiche: più il mondo è instabile meno le persone spendono. Detta così, potrebbe sembrare un’affermazione prevedibile, che non avrebbe necessitato di cotanto sforzo accademico. Ma fin quando un simile argomento non riceve una analoga “patente” di autenticità – con tutti i limiti che le scienze sociali portano con sé – qualcuno avrebbe potuto obiettare: sarà che di fronte all’imminente fine del mondo (?) le persone spendono di più… per levarsi gli ultimi capricci? Ebbene la risposta sembrerebbe essere generalmente di segno opposto.
L’America di Trump non fa eccezione, soprattutto nel bel mezzo della guerra commerciale inaugurata dal “Liberation Day”. Se infatti in un primo momento gli americani hanno speso di più per prevenire l’aumento dei prezzi causato dall’imminente introduzione dei dazi, adesso la spesa dei consumatori diminuisce.
La notizia viene diffusa dai dati comunicati dal Dipartimento del Commercio, secondo i quali le vendite al dettaglio nel mese di maggio sono calate dello 0.9% rispetto ad aprile, questa contrazione è la più forte avvenuta da gennaio. I dati sono “destagionalizzati”, ovvero vengono presentati al netto delle differenti tendenze di spesa fra un periodo dell’anno e un altro; non tengono invece conto dell’inflazione. Il calo nella spesa è stato trainato soprattutto dalla diminuzione delle vendite nel mercato delle automobili, sulle quali vi era stato un aumento di acquisti in previsione dell’entrata in vigore dei dazi. Al netto del mercato delle auto il calo complessivo dei consumi è dello 0,3%.
Andando più nel dettaglio, le vendite di auto e ricambi sono diminuite a maggio del 3,5% – il calo più forte da giugno 2024, le vendite nei negozi di bricolage del 2,7%, la spesa in bar e ristoranti è diminuita di uno 0,9%; quest’ultima è la prima flessione da febbraio e la diminuzione più significativa da febbraio 2023.
Come fa notare alla Cnn il responsabile globale della strategia di mercato della società TradeStation David Russell: “I consumatori sono in attesa mentre il mercato del lavoro si indebolisce e gli americani sono alle prese con l’aumento dei prezzi […]. Potrebbe essere una pausa prima che la fiducia riprenda, o un avvertimento prima di un rallentamento più ampio”. Gli effetti sul mercato del lavoro sono ancora incerti e da questi dipenderanno gli effetti sui consumi e sul Pil. Bisogna aspettare per capire gli effetti della confusione sotto il cielo di Trump, ma i dati, e gli esperti, sembrerebbero non essere di conforto.