Mantenere un deciso disavanzo della bilancia commerciale è un modo per controllare altri Paesi. Uno Stato che acquista più di quanto vende rende le economie straniere dipendenti dalla propria: se smetto di comprare hai un grosso problema, è il messaggio implicito. Il disavanzo commerciale degli Stati Uniti ne è un esempio. Washington è in grado di minacciare mezzo mondo con i dazi, come dimostra la politica commerciale di Trump.
Il presidente degli Usa ha deciso di utilizzare la capacità di acquisto di merci straniere per fare cassa – con gli introiti derivanti dai dazi – e per ricordare al mondo qual è il Paese più potente. Non solo, il tentativo di Trump sarebbe quello di ritirare l’estensione del proprio impero commerciale, oltre che militare – vedasi le minacce all’esistenza della Nato e al supporto all’Ucraina.
Quanto al commercio, Trump è in linea con le sue promesse. I dati pubblicati giovedì e relativi ad aprile mostrano come il disavanzo commerciale si sia più che dimezzato. Il Dipartimento del Commercio Usa ha reso noto che la differenza fra esportazioni e importazioni ha segnato una forte riduzione rispetto al mese di marzo, quando si attestava a -138,3 miliardi di dollari. Ad aprile il dato si aggira invece su -61,6 miliardi segnando un calo del 55%. Nello specifico, le esportazioni sono aumentate del 3% (totale di 289,4 miliardi) e le importazioni sono diminuite del 16,3% (totale di 351 miliardi di dollari).
Tuttavia, è da segnalare che una buona parte di questa differenza è da imputare alle scelte dei consumatori-importatori di acquistare prima che i dazi entrino in vigore, fatto che ha portato a un’impennata delle importazioni nei primi tre mesi di quest’anno. I dati che fotografano meglio la realtà della bilancia commerciale americana si avranno quindi dai prossimi mesi. In ogni caso, come affermato al New York Times dal capo economista di Moody’s Analytics Mark Zandi, “Il grande cambiamento nel disavanzo commerciale riflette la guerra commerciale globale. Con i dazi, le importazioni di beni sono crollate ad aprile, portando a un disavanzo commerciale molto più ridotto.”
Nel dettaglio, ad aprile i consumatori americani hanno ridotto le importazioni di prodotti farmaceutici da Irlanda e Svizzera, telefoni cellulari dalla Cina, automobili e componenti per auto da Messico, Canada, Giappone e Corea del Sud. Simile la riduzione di acquisti da parte di fabbriche e aziende. Le importazioni di prodotti provenienti dalla Cina sono al livello più basso degli ultimi cinque anni. Curioso come le esportazioni siano state trainate dalle vendite di oro alla Svizzera, Paese dal quale il metallo era stato acquistato in quantità record nei mesi precedenti. Oltre al ruolo dell’oro come bene rifugio – il prezzo è ai massimi storici – a inizio aprile la Casa Bianca ha chiarito che non sarebbe stato gravato da dazi. L’incertezza precedente aveva causato acquisti massicci.
Risalgono a venerdì i dati sul mercato del lavoro che segnano un aumento di 139.000 occupati nel mese di aprile, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 4,2%, numeri che sono in linea con le aspettative degli economisti. Questi dati segnalano un duplice aspetto: da una parte il numero di assunzioni è positivo perché mostra che non vi sono particolari scossoni, tuttavia circa 78.000 sono state trainate dall’aumento di lavoratori nei settori di assistenza sanitaria e sociale, settore da cui non si evince una crescita solida dell’economia. Nel complesso, fra bilance commerciali ed economia, servirà attendere per capire i veri effetti della Trumponomics.