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Trump al Congresso per riunire i repubblicani sul bilancio federale

Il presidente ha ammonito i falchi conservatori che vorrebbero tagli più drastici

Massimo JausbyMassimo Jaus
Trump al Congresso per riunire i repubblicani sul bilancio federale

Donald Trump insieme Mike Johnson fuori dalla Camera - Screenshot from NBC News

Time: 4 mins read

Una spinta finale, quella che il presidente Donald Trump ha dato oggi al Congresso, per cercare di convincere tutti i parlamentari repubblicani a votare per la sua proposta di legge sul “grande, bellissimo bilancio federale” (“Big, Beautiful Bill Act”).

Dopo i colloqui a porte chiuse, il presidente ha ribadito di essere fiducioso in merito alla possibilità di approvare la legge fiscale e di spese che contiene le priorità della sua agenda legislativa. “Credo che avremo tutto quello che vogliamo”, ha detto prima di lasciare il Congresso, convinto che il suo intervento è stato sufficiente a superare ogni eventuale resistenza interna. Parlando ai giornalisti con accanto lo speaker della Camera Mike Johnson, dopo la riunione con la conferenza dei deputati repubblicani, Trump ha detto di non credere di dover contattare personalmente alcuni deputati per ottenere il loro sostegno, ma di essere riuscito a riunire il partito.

Ma non tutti i repubblicani sono convinti che questo bilancio federale sia ciò di cui il Paese ha bisogno ora. Paradossalmente le commissioni della Camera che hanno esaminato la proposta, grazie a una serie di stratagemmi procedurali, sono riuscite ad approvarla, anche se resta di fondo il fatto che tutti i repubblicani, moderati o falchi, hanno chiesto e continuano a chiedere a gran voce che la priorità di questa amministrazione sia la riduzione del deficit federale. Il bilancio proposto da Trump, invece, lo aumenta.

Secondo stime indipendenti, il disegno di legge aumenterebbe il deficit federale di circa 3.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Questo incremento è attribuito principalmente a una riduzione delle entrate fiscali di circa 3.800 miliardi di dollari, derivante da estensioni dei tagli fiscali del 2017 e nuove esenzioni fiscali, come l’eliminazione delle tasse su mance e straordinari. In contrasto, le riduzioni di spesa previste sono relativamente modeste, il che contribuisce alla crescita complessiva del debito. Analisi condivisa dall’agenzia Moody’s che ha recentemente declassato il rating del debito pubblico federale, citando il deficit fuori controllo e l’incapacità della politica di gestire in modo efficace la situazione fiscale. Questo declassamento riflette le crescenti preoccupazioni riguardo alla sostenibilità del debito nazionale e potrebbe avere implicazioni significative per l’economia americana già confusa nel groviglio dei dazi.

E non è solo l’aumento sproporzionato del debito a dividere la maggioranza: alcuni parlamentari moderati esprimono preoccupazioni riguardo ai tagli proposti a programmi sociali come Medicaid.

Per la Casa Bianca il problema sostanziale è che in entrambi i rami del Parlamento i repubblicani hanno maggioranze risicate: al Senato sono al comando solo per un voto e alla Camera non c’è spazio per nessun dissidente. Con il debito fuori controllo e con la guerra dei dazi lanciata dall’Amministrazione Trump, per la quale non si riesce a capire quali saranno i risultati concreti nel prossimo futuro, e con le elezioni di Midterm a novembre del prossimo anno, c’è il serio rischio di perdere le maggioranze.

“Credo che il presidente non abbia convinto abbastanza parlamentari dell’adeguatezza del disegno di legge così com’è”, ha affermato il deputato Andy Harris, presidente del Freedom Caucus, il gruppo più conservatore della Camera, di cui diversi membri sono tra i più accesi critici della legge. Il deputato Thomas Massie ha detto di essere contrario al bilancio proposto da Trump, aggiungendo che allo stato attuale nulla sembra essere in grado di fargli cambiare idea. Il repubblicano Eric Burlison, conservatore e anche membro del Freedom Caucus, ha espresso forti dubbi in merito alla possibilità di “non toccare” Medicaid, il programma federale per l’assicurazione sanitaria alle famiglie a basso reddito, come ha richiesto Trump durante la riunione.

Il fatto è che i repubblicani sono divisi sulle disposizioni chiave: i sostenitori della linea dura in materia fiscale affermano che aumenterebbe il deficit e vogliono modifiche sostanziali al Medicaid, mentre altri repubblicani vogliono aumentare la detrazione fiscale statale e locale (SALT).

Nel 2017 Trump ha firmato la legge originale sul tetto massimo di 10 mila dollari di detrazioni forfettarie SALT ponendo la scadenza alla fine dell’anno fiscale 2025. Durante la campagna elettorale ha ripetutamente dichiarato che se fosse stato eletto alla Casa Bianca avrebbe portato le deduzioni forfettarie a 30 mila dollari, ma diversi repubblicani degli Stati ad alta tassazione vogliono che la cifra venga portata a 50 mila dollari minacciando di ritirare il loro sostegno alla misura a meno che non venga aumentata. Il più vocale è il deputato Mike Lawler, di New York, che ha definito “insufficienti” le proposte avanzate dalla leadership. “Continueremo a trattare con la Casa Bianca ma per ora non sostengo questa proposta di bilancio”, ha concluso.

SecondO CNN, durante la riunione, Trump è stato molto esplicito nel dire ai congressmen di non toccare il Medicaid. Un avvertimento rivolto in particolare ai falchi conservatori che vogliono tagli ancora più drastici dei 668 miliardi di dollari che nei prossimi 10 anni la legge toglierà all’assistenza sanitaria pubblica al momento garantita a 70 milioni di americani a basso reddito. A loro, Trump, ben conscio del fatto che la misura colpirà maggiormente gli Stati più poveri del Sud, saldamente amministrati dai repubblicani e che i tagli rischiano di colpire soprattutto la sua base elettorale, ha detto che l’obiettivo è “salvare” il Medicaid eliminando sprechi, frodi e abusi, cacciando “i tizi che sono illegalmente nel sistema” in particolare “chi può alzarsi ed andare a lavorare ogni giorno”.

Al momento, quindi, “il grande e bellissimo disegno di legge” è un grande e brutto pasticcio.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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