Dalla voce grossa carica di minacce contro storici partner commerciali a… “Caro amico ti scrivo”. Il presidente Donald Trump ha annunciato che quanto prima saranno inviate 150 lettere ad altrettanti Paesi ai quali imporrà nuovi dazi in modo unilaterale. L’iniziativa parte dalla improvvisa consapevolezza della Casa Bianca di non poter raggiungere un accordo singolarmente con i partner commerciali. Non è solo una “difficoltà”, ma un cambiamento di strategia.
A dare la notizia lo stesso presidente che, parlando con gli sceicchi negli Emirati Arabi Uniti, ha detto che ci sono contemporaneamente 150 Paesi che vogliono fare un accordo, ma che non è possibile incontrare tutti. Per questo il segretario al Tesoro, Scott Bessent, e quello al Commercio, Howard Lutnick, “manderanno delle lettere per informare i Paesi che sulle loro importazioni negli Stati Uniti verranno imposti dazi”. Le lettere verranno inviate nelle prossime due o tre settimane.
Un passaggio dalla retorica aggressiva e pubblica a una strategia più strutturata ma sempre assertiva. Una trasformazione importante che evidenzia come il dialogo tra partner commerciali si sia trasformato in un ordine unilaterale.
La maggior parte dei Paesi che commerciano con gli Stati Uniti si trova ad affrontare una tariffa di base del 10% sui propri prodotti, dopo che il 9 aprile Trump aveva annunciato una sospensione di 90 giorni per le tasse di importazione molto più elevate introdotte il 2 aprile. Di conseguenza tutti cercano di stipulare accordi commerciali con l’Amministrazione per evitare una reimposizione di dazi più elevati allo scadere della pausa nella prima settimana di luglio.
Finora, la Casa Bianca ha annunciato accordi commerciali solo con il Regno Unito e un nebuloso patto con la Cina. Nel caso di Lomdra, Washington mantiene in vigore una tariffa del 10% sulla maggior parte delle importazioni britanniche, ma sono incluse esenzioni per auto, motori, acciaio e alluminio inglesi. Nell’accordo con Pechino, raggiunto il weekend scorso a Ginevra, i funzionari cinesi e quelli americani hanno concordato di ridurre le proprie aliquote tariffarie di 115 punti percentuali per 90 giorni e di avviare nel prossimo futuro ulteriori colloqui commerciali.
Secondo la Casa Bianca questo nuovo atteggiamento non indica un ammorbidimento, ma è parte di una strategia più disciplinata per rendere più strutturale, e impersonale, il protezionismo americano. Le lettere creeranno la pressione diplomatica preventiva per evitare la battaglia commerciale.
Donald Trump ha costruito la sua immagine di leader sul mito del “maestro degli accordi”. Ma oggi, con le lettere che manderanno Bessent e Lutnick, il suo approccio al commercio internazionale è cambiato radicalmente: non più negoziati. Il “so fare affari meglio di chiunque altro”, che ha ripetuto per anni per sottolineare il suo stile diretto e conflittuale della sua leadership, è così improvvisamente cambiato: Trump non cerca più accordi, li impone. Il passaggio dalla logica del “deal” alla politica delle lettere evidenzia questa evoluzione trasformandosi da negoziatore a regolatore che detta condizioni con l’obiettivo non più di ottenere un affare migliore, ma quello di riscrivere le regole in funzione degli interessi americani. Un approccio che cambia le modalità di gioco per tutti. Di fronte al “nuovo” Trump, l’Europa, la Cina, il Messico e altri partner potrebbero rispondere con ritorsioni, alimentando una stagione di guerre commerciali. Oppure potrebbero cedere, accettando la nuova configurazione voluta da Washington. In entrambi i casi, l’equilibrio commerciale globale è destinato a cambiare del tutto.