I mercati finanziari festeggiano anche se non si è capito bene se la tregua tra Stati Uniti e Cina nella guerra dei dazi abbia realmente disinnescato il contenzioso commerciale tra i due Paesi. Donald Trump celebra parla di “una grande vittoria della sua Amministrazione” e guarda alle trattative con l’Europa, descritta come “più cattiva” di Pechino sul fronte commerciale. Poi elogia la rinnovata amicizia con il Dragone, “rapporti riavviati”, e ha annunciato che parlerà con il presidente Xi Jinping al rientro dal suo viaggio in Medio Oriente.
In base all’intesa raggiunta a Ginevra, gli Stati Uniti e la Cina taglieranno le loro tariffe reciproche del 115%, riducendo in modo significativo l’embargo che di fatto si erano imposte. A partire da mercoledì 14 maggio, Washington porterà quelle sul Made in China al 30% dal 145% attuale, mentre Pechino le ridurrà al 10% dal 125%.
Trump ha detto che i dazi sulle auto, sull’acciaio e sull’alluminio restano in vigore e ha osservato come la “parte più importante” dell’intesa è che la Cina si è detta d’accordo ad aprire il suo mercato e a rimuovere tutte e barriere non tariffarie, oltre che a fermare il flusso di fentanyl.
“L’accordo – ha sottolineato Trump – è arrivato al termine di una settimana di successi per l’Amministrazione, che sono andati dal cessate il fuoco con gli Houthi alla liberazione da parte di Hamas dell’ostaggio americano Edan Alexander, passando per la tregua raggiunta fra India e Pakistan. Ho usato la leva del commercio per convincere New Delhi e Islamabad. Stiamo già trattando un accordo con l’India, a breve avvieremo trattative anche con il Pakistan. Nessuno ha mai usato il commercio come me”.
“In soli tre mesi, mille miliardi di dollari (e quindi un numero record di posti di lavoro!) sono arrivati negli USA. Questo grazie alla mia politica di dazi e alla nostra grande vittoria elettorale del 5 novembre! – scrive Trump sul suo profilo Truth -. Gli stupidi Democratici stanno facendo tutto ciò che è in loro potere per denigrare ciò che sta accadendo. Sono totalmente fuori di testa e hanno perso ogni livello di fiducia. È una rivoluzione finanziaria e loro sono stati schiacciati. MAGA!!!”.
“L’accordo – ha detto il segretario al Tesoro Scott Bessent – è stato raggiunto dopo che ci si è resi conto che nessuno voleva un decoupling generalizzato delle proprie economie”.
Il “decoupling generalizzato” è un termine tecnico usato per definire la separazione sistemica e progressiva tra quelle economie che prima erano legate a doppio filo, in particolare tra l’Occidente e la Cina. Un “freno” per limitare l’importazione della tecnologia cinese o di ristrutturare le catene di approvvigionamento: riportare la produzione in patria (“reshoring”) o in Paesi considerati più affidabili (“friendshoring”). Si dice “generalizzato” perché non si tratta solo di un settore come l’energia o la tecnologia, ma riguarda molteplici ambiti economici, strategici e politici contemporaneamente.
Nonostante le incertezze le borse hanno brindato alla tregua. L’indice Dow Jones ha guadagnato più di mille punti.
“È stato fatto un passo indietro che non risolve il contenzioso”, afferma l’analista di mercato Rick Newman. Quest’ultimo sottolinea come l’accordo lasci tutti perplessi perché è solo un rinvio di 90 giorni senza mettere fine in via definitiva alla guerra commerciale e, accantonando i festeggiamenti della Casa Bianca, viene visto come una resa perché Trump è stato forzato a cambiare idea dopo le pesanti perdite a Wall Street e dopo gli incontri con i leader delle maggiori catene di negozi e supermercati che hanno fatto presente al capo della Casa Bianca che si prospettava la possibilità di avere gli scaffali vuoti all’inizio dell’estate.
Gli economisti concordano sul fatto che la Casa Bianca abbia esagerato ad aumentare i dazi troppo rapidamente e a un livello troppo elevato. “Una mossa punitiva – ha affermato Alicia García-Herrero, capo economista per l’Asia-Pacifico della banca d’investimento francese Natixis -. Una minaccia più che una trattativa, con l’intento di intimidire la controparte. Una mossa che ha rivelato il disperato bisogno di un accordo da parte degli Stati Uniti che, come hanno visto una possibilità di riaprire il dialogo con la Cina, ci si sono tuffati. Washington è stato il primo a cedere. Pensavano di poter aumentare i dazi quasi all’infinito senza subire danni, ma non si sono dimostrati così”.
Craig Singleton della Foundation for Defense of Democracies, un think-tank di Washington, ha affermato che è stata “sorprendente” la rapidità con cui l’accordo è stato raggiunto, suggerendo che “entrambe le parti erano economicamente più intrappolate da questa situazione di quanto lasciassero intendere”.