L’economia statunitense sorprende i mercati e sfata, almeno per ora, lo spauracchio della recessione con un aumento sopra le attese dei nuovi occupati.
Secondo quanto comunicato venerdì dal Bureau of Labor Statistics, ad aprile il numero di lavoratori non agricoli è infatti cresciuto di 177mila unità su base destagionalizzata. Il dato, pur inferiore ai 185mila di marzo (cifra che poi era stata rivista leggermente al ribasso), ha superato nettamente le attese della maggioranza degli analisti, ferme a 133mila.
Il tasso di disoccupazione si è mantenuto stabile al 4,2%, come da previsioni, mentre l’indice allargato che include scoraggiati e lavoratori part-time per motivi economici è sceso al 7,8%. Leggero progresso anche per il tasso di partecipazione complessivo alla forza lavoro, salito al 62,6%.
Crescono anche i salari, seppur meno del previsto: +0,2% mensile contro lo 0,3% previsto. L’aumento annuale si è invece fermato al 3,8%, il livello più basso da luglio dello scorso anno.
A trainare la crescita dei nuovi occupati è stato il comparto sanitario, con 51mila assunzioni. Buoni anche i risultati nel settore dei trasporti e magazzinaggio (+29 mila), in quello delle attività finanziarie (+14 mila), e nell’assistenza sociale.
Arranca invece il comparto federale, che ha registrato un calo di 9mila posti, nell’ambito del piano di razionalizzazione della macchina federale promosso dal Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) guidato da Elon Musk. Dall’inizio dell’anno ammonterebbe a circa 26mila unità il taglio di impiegati pubblici. In lieve flessione anche l’occupazione manifatturiera (-1.000 posti).
Commentando i dati positivi emersi dal rapporto federale, venerdì Trump è tornato ad incalzare la Fed a ridurre al più presto i tassi di interesse. “I consumatori aspettano da anni di vedere i prezzi scendere. SE NON C’È INFLAZIONE, LA FED DOVREBBE ABBASSARE I TASSI!!!”, ha scritto il presidente in un post su Truth Social.
Gli investitori prevedono che alla prossima riunione della banca centrale USA, il 6-7 maggio, verrà confermato un atteggiamento attendista – in attesa di valutare meglio l’impatto dei dazi e delle ripercussioni sul carovita. Mercoledì, intanto, un rapporto del Dipartimento del Commercio ha mostrato che i prezzi al consumo sono aumentati solo del 2,3% a marzo su base annuale, in calo rispetto al 2,7% di febbraio. I mercati scommettono perciò su un taglio dei tassi a luglio e su altri tre-quattro interventi complessivi entro la fine dell’anno.
Intanto, come anticipato da Bloomberg, per il 2026 l’amministrazione Trump è pronta a mettere sul tavolo una richiesta di bilancio federale da 1.010 miliardi di dollari da destinare alla sicurezza nazionale, pari al 3,2% del PIL e in crescita di oltre il 13% rispetto agli 892,3 miliardi spesi nell’anno in corso.
La proposta comprende fondi per il sistema di difesa missilistica Golden Dome (ispirato all’Iron Dome israeliano), la modernizzazione della triade nucleare statunitense, la costruzione di nuove unità navali e il rafforzamento del confine meridionale. Previsto poi un aumento del 3,8% delle retribuzioni militari e finanziamenti aggiuntivi per agenzie federali come il Dipartimento dell’Energia e l’FBI.
Mai prima d’ora il bilancio destinato alla sicurezza nazionale aveva superato la soglia simbolica del triliardo di dollari. Il traguardo rischia però di accendere nuove polemiche a Capitol Hill, dove le spese del Pentagono sono da tempo nel mirino dei legislatori per difficoltà croniche nel certificare bilanci in ordine.
Secondo un rapporto della Government Accountability Office (GAO), tra il 2017 e il 2024 il Pentagono ha segnalato frodi contabili per circa 10,8 miliardi di dollari. Un dato che, secondo la stessa agenzia, potrebbe essere largamente sottostimato.