La settimana sui mercati finanziari si apre come si era chiusa la precedente. A dominare sono ancora estrema volatilità e incertezza meno di una settimana dopo l’annuncio di Trump sui dazi, che per circa 60 Paesi – tra cui i Ventisette membri dell’Unione Europea – entreranno pienamente in vigore a partire da mercoledì.
In chiusura, l’indice S&P 500 è scivolato dello 0,2%, il Dow Jones Industrial Average è sceso di 349 punti, o dello 0,9%, mentre il Nasdaq Composite è riuscito per il rotto della cuffia ad entrare in territorio positivo (0,1%).
Eppure in apertura i listini erano riusciti a mettere a segno un inaspettato rimbalzo dopo una settimana di incertezze che ha visto l’indice S&P 500 cedere fino al 4,7%, entrando in territorio di “bear market”. Il benchmark delle principali 500 società statunitensi era riuscito guadagnare il 2,9%, il Dow Jones un meno consistente 1,7% e il Nasdaq un 2,6%.
Il breve rialzo aveva fatto seguito ai commenti del consigliere economico di Trump, Kevin Hassett, secondo cui l’amministrazione potrebbe valutare un ritardo di 90 giorni nell’applicazione dei dazi ad alcuni partner asiatici, esclusa la Cina. “Penso che il presidente deciderà quello che deciderà il presidente”, le parole di Hassett a Fox News. Che però sono state seccamente smentite poche ore dopo da una dichiarazione della Casa Bianca, che ha definito l’ipotesi di un ripensamento come “fake news”.
A quel punto le borse sono crollate di nuovo, perdendo gran parte del terreno recuperato.
Su Truth Social, Trump ha rincarato la dose avvertendo che se Pechino non ritirerà i contro-dazi del 34% sulle importazioni USA entro l’8 aprile, la sua amministrazione aumenterà i dazi esistenti del 50% a partire dal 9 aprile. “Inoltre, tutti i colloqui con la Cina riguardanti i loro incontri richiesti con noi saranno interrotti! I negoziati con gli altri Paesi, che hanno anch’essi richiesto un incontro, inizieranno immediatamente”, ha aggiunto Trump.
In Asia, l’indice di Hong Kong ha registrato la sua discesa più violenta dal 1997 (-13,7%) e quello di Tokyo è crollato di quasi l’8%, toccando quota 30.792,74 per la prima volta da ottobre 2023. Tutti i 225 titoli che compongono l’indice erano in territorio negativo. Anche il più ampio indice Topix è affondato dell’8%, scendendo a 2.284,69 punti. Un sottoindice del Topix relativo ai titoli bancari è sceso in territorio negativo fino al 17,3%.
In Europa, invece, tra le peggiori c’è Piazza Affari, che chiude in perdita di oltre il 5%. Male anche Parigi e Francoforte, calate entrambe di oltre quattro punti percentuali.
La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato lunedì che Bruxelles è pronta a eliminare le tariffe industriali su entrambe le sponde dell’Atlantico, avvertendo tuttavia che i Ventisette prenderanno provvedimenti per salvaguardare i propri interessi se la guerra commerciale dovesse peggiorare.
“Siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti”, ha dichiarato la von der Leyen ai giornalisti insieme al primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre dopo aver incontrato i rappresentanti dell’industria siderurgica e metallurgica. “Abbiamo offerto tariffe zero per zero per i beni industriali, come abbiamo fatto con successo con molti altri partner commerciali. Perché l’Europa è sempre pronta a un buon accordo. Quindi lo teniamo sul tavolo”, ha dichiarato.
Intanto gli investitori corrono ai ripari puntando sui titoli di Stato. Il rendimento del Bund tedesco è sceso drasticamente dal 2,72% al 2,59%, segno che la domanda di asset sicuri è in forte crescita. Gli Stati Uniti non sono stati da meno, con il rendimento dei Treasury a due anni che ha raggiunto i minimi da settembre 2022.
La politica di Trump per ora sembra attestarsi sulla richiesta fatta venerdì alla Federal Reserve di abbassare il tasso d’interesse. In un post su Truth l’inquilino della Casa Bianca ha spiegato che “sarebbe il momento PERFETTO per il presidente della Fed, Jerome Powell, per tagliare i tassi d’interesse.” Trump ha ripetutamente chiesto alla Fed — che per statuto è politicamente indipendente — di cedere alle sue pressioni per abbassare i tassi sin dal suo primo mandato presidenziale.
Powell, tuttavia, non è sembrato intenzionato ad assecondare le richieste di Trump. Venerdì, il governatore della banca centrale USA ha riconosciuto i potenziali rischi macroeconomici sotto forma di “aumento della disoccupazione e dell’inflazione”. “Se da un lato è molto probabile che le tariffe generino almeno un aumento temporaneo dell’inflazione, dall’altro è possibile che gli effetti siano più persistenti”, ha dichiarato durante una conferenza alle porte di Washington.
Gli analisti ipotizzano che il calo dei prezzi delle materie prime e degli asset digitali riflettano i primi segnali di turbolenze più ampie. Lunedì mattina il Brent è sceso del 2,09% a 64,21 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate è sceso del 2,58% a 60,39 dollari. La pressione al ribasso ha fatto seguito al brusco calo di venerdì, durante il quale entrambi i benchmark hanno perso circa l’8%, ai minimi dal 2021.
Lunedì il Bitcoin è scivolato a 76.000 dollari, la performance più debole da febbraio. La valuta digitale è crollata di quasi il 12% durante il fine settimana, spazzando via più di 180 miliardi di dollari di valore di mercato. Anche altre criptovalute, come Ethereum e Solana, hanno subito forti perdite, aumentando i timori per un crollo finanziario in caso di ulteriore escalation della guerra commerciale.