L’inflazione ha continuato ad avvicinarsi all’obiettivo annuale del 2% della Federal Reserve a settembre, anche se il ritmo mensile della crescita dei prezzi ha registrato un aumento. A certificarlo è il report del Dipartimento del Commercio.
L’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) è aumentato dello 0,2% a settembre, rispetto a un aumento dello 0,1% ad agosto e alle previsioni degli economisti per un aumento dello 0,2%. È aumentato del 2,1% rispetto all’anno precedente, il più piccolo aumento annuale dall’inizio del 2021, rispetto al 2,3% nell’anno fino ad agosto.
Un calo del 2% dei prezzi dell’energia solo a settembre, e dell’8,1% rispetto all’anno precedente, ha contribuito a far scendere l’indice dei prezzi PCE. I prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati dello 0,4% a settembre, ma solo dell’1,2% in più rispetto a un anno fa.
Questi dati fanno supporre che un taglio dei tassi di interesse alla riunione della banca centrale del 6-7 novembre rimane il risultato più probabile, mentre ieri il report sulle buste paga ADP ha mostrato un aumento di assunzioni nel settore privato, in settembre, di 233.000 unità, con gli analisti che ne avevano previste 100.000 in meno. Domani il report su disoccupazione e impieghi, darà ancora conferme o smentite non solo alla politica di Biden, ma alle scelte della Fed.
L’indice PCE core, che esclude i componenti alimentari ed energetici, è stato più ostinato e infatti ha guadagnato lo 0,3% a settembre, un’accelerazione rispetto all’aumento dello 0,2% del mese precedente. L’aumento annuo è rimasto stabile al 2,7%.
I servizi rimangono il principale motore dell’inflazione, come lo sono stati per la maggior parte degli ultimi due anni. I costi dei servizi nell’indice dei prezzi PCE sono aumentati del 3,7% rispetto all’anno precedente, mentre i costi dei beni sono aumentati del 2,1%.
Nonostante le preoccupazioni per l’inflazione, il rapporto del Dipartimento del Commercio ha mostrato che il reddito e la spesa hanno retto durante il mese. Il reddito personale è aumentato dello 0,3%, leggermente superiore al numero di agosto e in linea con le aspettative. La spesa dei consumatori è aumentata dello 0,5%, superando le previsioni di 0,1 punti percentuali.
Il presidente americano Joe Biden ha espresso soddisfazione per i dati sull’inflazione pubblicati stamani. “Mentre i critici dicevano che avevamo bisogno di una recessione per abbassare l’inflazione, invece l’inflazione è scesa mentre la nostra economia è cresciuta di oltre il 12% nel corso della mia amministrazione, il tasso più rapido di qualsiasi mandato presidenziale nel 21° secolo” ha dichiarato Biden con orgoglio in un comunicato sul sito della Casa Bianca.
Il presidente precisa poi che “i redditi sono aumentati di quasi 4.000 dollari, dopo aver tenuto conto dell’inflazione e i prezzi della benzina sono scesi a 3,13 dollari al gallone e sotto i 3 dollari in 21 stati”.
Biden annuncia ancora piani futuri per la sua presidenza, anche se il mandato sta per concludersi: milioni di nuove case, premi dell’assicurazione sanitaria più bassi e asili nido accessibili. Non manca poi la stoccata ai repubblicani “che hanno un programma di aumento dei costi” e di agevolazioni fiscali per miliardari e grandi aziende.
Intanto sempre oggi il Bureau of Labor Statistics ha riportato che l’indice dei costi del lavoro è aumentato dello 0,8% nel terzo trimestre, 0,1 punti percentuali al di sotto delle previsioni. Su base annuale, l’indice, che misura salari, stipendi e benefit, è aumentato del 3,9%, rispetto a un aumento del 2,4% nell’indice dei prezzi al consumo.