La compagnia aerospaziale Boeing e i leader del sindacato dei macchinisti hanno raggiunto un accordo provvisorio nel weekend che messo quasi la parola fine a uno sciopero iniziato il 13 settembre, con l’effetto di paralizzare interamente la produzione dei jet 737.
La produzione di Boeing era già ben al di sotto dei suoi obiettivi, prima delle braccia incrociate degli operai, a causa delle diverse ispezioni sulla sicurezza dei suoi aerei, dopo che era stato perso il portellone di un 737 MAX mentre si trovava in volo e vari altri incidenti meccanici riportati da varie compagnie che avevano comprato i veivoli dell’azienda.
Per risolvere le controversie sindacali Boeing ha offerto un aumento salariale del 35% in quattro anni ai suoi operai, che guadagnano circa 75.000 dollari all’anno, ma hanno lamentato un non adeguamento al costo della vita. L’ultima offerta non ripristina le pensioni, che era una richiesta centrali per tanti operai sindacalizzati, ma la società aerospaziale aumenterebbe i contributi aziendali alle pensioni, incluso un pagamento una tantum di 5.000 di dollari per le pensioni di tutti i lavoratori.
Boeing sta perdendo circa 1 miliardo di dollari al mese e il suo CEO Kelly Ortberg ha annunciato piani per tagliare 17.000 posti di lavoro e vendere fino a 25 miliardi di dollari in azioni o debiti per tappare la perdita di liquidità. L’azienda ha già annunciato una perdita nel terzo trimestre dell’anno di 6 miliardi di dollari e lo sciopero non ha fatto altro che peggiorare i conti.
L’inattività delle fabbriche di Boeing ha avuto riflessi anche sulla rete dei fornitori, con il produttor di fusoliere Spirit AeroSystems che ha messo in cassa integrazione 700 dei suoi dipendenti. Gli occhi di azienda e sindacati sono puntati a mercoledì quando il voto degli operai deciderà del futuro dell’accordo e della stessa Boeing.
Fondamentale al raggiungimento dell’accordo è stata la segretaria del lavoro ad interim Julie Su, confermando la propensione dell’amministrazione Biden a favore dei sindacati, ma evidenziando che servirà molto tempo perchè la nuova cultura aziendale del nuovo Ceo Ortberg, che insiste su accresciuta sicurezza a fronte di numeri di produzione in crescita, prenda piede.