L’Unione Europea è al lavoro su una strategia di difesa commerciale nell’eventualità di una vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 5 novembre. A riportarlo è Bloomberg. Fonti interne a Bruxelles spiegano che, qualora l’ex presidente dovesse riprendere il controllo della Casa Bianca e dare seguito alle sue minacce di imporre pesanti misure protezionistiche, l’UE non esiterebbe a reagire colpendo a sua volta una lista di prodotti made in USA.
Fonti vicine al dossier sottolineano peraltro che Bruxelles preferirebbe trovare terreno comune con il repubblicano su questioni di interesse condiviso, come ad esempio la gestione delle relazioni con la Cina. L’obiettivo primario dell’UE sarebbe dunque evitare una nuova guerra commerciale, cercando piuttosto di negoziare compromessi su fronti sensibili. Con una precisazione: se Washington decidesse di colpire i Ventisette, l’Unione non resterebbe con le mani in mano.
Già nel 2018 Trump impose dazi sulle esportazioni europee di acciaio e alluminio. Bruxelles reagì allora con misure ritorsive, colpendo prodotti simbolici come le motociclette Harley-Davidson e i jeans Levi Strauss. Oggi, il rischio di un nuovo scontro economico è più che mai reale, con Trump che ha dichiarato di voler applicare tariffe fino al 100% sulle importazioni dalla Cina e un dazio del 10% su tutte le importazioni dagli altri Paesi, incluso lo spazio europeo.
Trump ha ad esempio più volte criticato le imposte sui servizi digitali adottate da diversi Paesi europei, viste come un attacco alle principali aziende tecnologiche statunitensi. Tra queste, giganti come Google, Apple e Facebook, che da tempo sono nel mirino di politiche fiscali più aggressive da parte dell’UE.
“L’Unione Europea sembra tanto bella a parole, ma una volta superata l’apparenza, ci trattano in maniera brutale”, dichiarò l’ex presidente durante un’intervista rilasciata a luglio, indicando il rifiuto europeo di importare automobili e prodotti agricoli statunitensi come uno dei principali fattori del deficit commerciale di oltre 200 miliardi di dollari tra i due blocchi formalmente alleati.
Nonostante il linguaggio più conciliante adottato da Joe Biden rispetto al suo predecessore, anche l’attuale presidente non ha eliminato del tutto l’approccio protezionistico dell'”America First”. Gli europei hanno aspramente criticato il maxi programma di sussidi da 390 miliardi di dollari varato da Biden per incentivare lo sviluppo di tecnologie verdi, che spinge le imprese a spostare i loro investimenti dagli stabilimenti europei verso gli Stati Uniti.
Anche nel caso di una vittoria di Kamala Harris, dunque, Bruxelles punterebbe a risolvere alcune delle frizioni commerciali rimaste in sospeso durante l’amministrazione Biden, come la questione dei dazi su acciaio e alluminio.