L’inflazione torna a farsi sentire. Il Bureau of Labor Statistics ha detto che i prezzi al consumo negli Stati Uniti nel mese di marzo sono stati più alti del previsto.
Il CPI, Consumer Price Index, è cresciuto dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 3,5% rispetto a un anno fa, in accelerazione rispetto all’aumento annuo dei prezzi del 3,2% di febbraio.
Secondo i dati di Bloomberg, la crescita ha superato le previsioni degli economisti che avevano pronosticato un aumento mensile dello 0,3% e uno annuale del 3,4%.
Questi dati complicano la prossima mossa della Federal Reserve sui tassi di interesse. Mentre la Banca Centrale lavora per riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%. I funzionari della Fed hanno classificato il percorso verso il 2% come “accidentato”, perché, sebbene l’aumento annuale dei prezzi al consumo sia diminuito rispetto al picco del 9,1% nel giugno 2022, la tendenza disinflazionistica ha rallentato negli ultimi mesi. Inoltre i dati del Dipartimento del Lavoro rilasciati la scorsa settimana hanno mostrato che a marzo c’è stata una crescita dell’occupazione più forte del previsto. Per questo alcuni economisti ritengono che la Fed abbia rinviato le aspettative di taglio dei tassi a luglio. Altri ancora credono che si muoverà a giugno.
I prezzi della benzina sono aumentati dell’1,7% da febbraio a marzo e quelli dell’abbigliamento dello 0,7%. Il costo medio dell’assicurazione auto è cresciuto del 2,6% il mese scorso ed di un drammatico 22% rispetto a un anno fa, riflettendo in parte l’acquisto di veicoli a prezzo più elevato.
I costi dei generi alimentari, tuttavia, sono rimasti invariati e sono superiori del 2,2% rispetto a un anno fa, dopo l’impennata nel 2022 e all’inizio del 2023.
Il tasso dell’inflazione in seguito alla pandemia ha provocato un aumento ai costi dei prodotti alimentari, della benzina, dell’affitto e di molti altri beni. Sebbene da allora l’inflazione sia drasticamente diminuita, i prezzi medi sono ancora ben al di sopra dei livelli pre-COVID.
All’inizio di quest’anno, i trader di Wall Street avevano previsto che la Fed avrebbe diminuito il suo tasso di riferimento fino a sei o sette volte nel 2024. A marzo, i funzionari della Banca Centrale USA hanno segnalato che prevedevano tre tagli entro la fine dell’anno. Ma i dati elevati sull’inflazione di gennaio e febbraio – insieme ai segnali che la crescita economica rimane sana – hanno portato diversi esperti a suggerire che quest’anno potrebbero essercene meno.
Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha ripetutamente affermato che per ora la Banca Centrale non ha fretta di iniziare a ridurre i costi di finanziamento.