L’economia statunitense ha creato 216.000 posti di lavoro nel mese di dicembre, mentre il tasso di disoccupazione si è mantenuto al 3,7%, ha dichiarato venerdì il Dipartimento del Lavoro, mostrando un’istantanea finale del mercato del lavoro ancora forte e in grado di sfidare le aspettative di rallentamento pronosticate da Wall Street. I dati di oggi sono ben al di sopra dei 170.000 posti di lavoro attesi dagli economisti.
Il tasso di disoccupazione è rimasto al 3,7% come in novembre, quando erano stati recuperati i posti di lavoro persi a seguito dello sciopero del settore automobilistico; continuando a toccare i minimi degli ultimi 40 anni.
Secondo i dati odierni del Dipartimento, i maggiori guadagni di posti di lavoro si sono registrati nei settori del tempo libero e dell’ospitalità, nel governo e nella sanità: tutti settori che insieme hanno contribuito alla creazione di maggiore occupazione nel 2023.
Il tempo libero e l’ospitalità hanno contribuito con 40.000 al totale, il governo con 52.000, l’assistenza sociale è aumentata di 21.000 e l’edilizia ha aggiunto 17.000 nuovi impieghi. Il commercio al dettaglio è cresciuto di 17.000 unità con il settore sostanzialmente stabile dall’inizio del 2022. In perdita il settore trasporti e magazzini con -23.000 unità.
Il rapporto ha mostrato che le pressioni inflazionistiche, nonostante si siano attenuate altrove, sono ancora prevalenti nel mercato del lavoro. La retribuzione oraria media è aumentata dello 0,4% nel mese e del 4,1% rispetto a un anno fa, entrambi superiori alle rispettive stime dello 0,3% e del 3,9%.
Anche così, ci sono state significative revisioni al ribasso dei guadagni occupazionali passati. L’aumento di 150.000 inizialmente riportato per novembre è stato rivisto al ribasso a 105.000, mentre l’aumento di 199.000 posti di lavoro di ottobre è stato rivisto a 173.000.

Un indicatore più ampio sulla disoccupazione, che include i lavoratori scoraggiati e coloro che svolgono lavori part-time per ragioni economiche, è salito al 7,1%. Questo aumento del tasso di disoccupazione “reale” è avvenuto quando l’indagine sulle famiglie, utilizzata per calcolare il tasso di disoccupazione, ha mostrato un calo degli occupati di 683.000 unità.
“Il rapporto di questa mattina conferma che il 2023 è stato un anno eccezionale per i lavoratori americani. L’economia ha creato 2,7 milioni di nuovi posti di lavoro nel 2023 – un anno in cui il tasso di disoccupazione è stato costantemente inferiore al 4%”, ha detto il presidente americano Joe Biden commentando i dati, dove si legge una media mensile di nuovi lavori di 225.000 unità. Nel 2022 era stata di 339.000 unità al mese. Biden ha sottolineato che “la forte creazione di posti di lavoro è continuata anche se l’inflazione è scesa al livello pre-pandemico del 2% negli ultimi sei mesi, e i prezzi chiave sono diminuiti nell’ultimo anno”, mentre “i salari e la ricchezza dei lavoratori americani sono ora più alti rispetto a prima dell’inizio della pandemia”. Il presidente ha approfittato di questi risultati con il botto per inviare un chiaro messaggio agli avversari politici: si opporrà senza tregua “ai tentativi dei repubblicani del Congresso di elargire massicci omaggi ai ricchi e alle grandi aziende, tagliare Medicare, Medicaid e la previdenza sociale”.
Se Biden gongola i mercati hanno reagito negativamente, con gli indici di Wall Street tutti in rosso e i rendimenti obbligazionari al rialzo. I dati di venerdì confermano che l’economia americana continua a sfidare le aspettative di rallentamento, nonostante la campagna di lotta all’inflazione da parte della Fed che ha prodotto 11 aumenti dei tassi di interesse da marzo 2022 per un totale di 5,25 punti percentuali, l’inasprimento della politica monetaria più aggressivo degli ultimi 40 anni. Se da un lato gli ultimi dati sull’occupazione potrebbero contribuire a rafforzare la politica economica del presidente in vista della rielezione del 2024, dall’altro potrebbero allontanare la Federal Reserve dal primo taglio sui tassi di interesse, ipotizzato dagli analisti a marzo, anche se i funzionari della Banca Centrale non hanno dato alcuna data di riferimento.