Lavorare meno, lavorare meglio. Sembrerebbe essere diventato questo il mantra del mercato del lavoro globale, che nell’ultimo anno ha recuperato slancio dopo il drammatico shock pandemico.
A sottolinearlo è la seconda edizione dell’EY Future Workplace Index, pubblicata mercoledì dalla celebre società di consulenza Ernst & Young. Nel report si sottolinea una crescente domanda di lavoro ibrido e flessibile da parte dei dipendenti, i quali con sempre maggiore insistenza chiedono di accorciare la settimana lavorativa (quantomeno in ufficio) da cinque a quattro giorni.
Il concetto di “settimana lavorativa breve”, partorito dai Governi socialdemocratici europei, sembra aver preso piede soprattutto nell’economia capitalista per antonomasia – gli Stati Uniti -, dove è stata introdotta o sta per essere implementata nel 40% delle società esaminate. Un numero ancora maggiore, il 70%, ha dichiarato invece che utilizzerà una strategia ibrida, consentendo ai dipendenti di lavorare da casa per due o tre giorni alla settimana, senza però intaccare il numero di ore di lavoro complessivo.
Secondo Mark Grinis, socio di EY, “la crisi economica spingerà gli amministratori delegati a prendere decisioni critiche sui loro portafogli immobiliari, dagli investimenti all’ottimizzazione degli spazi ai modelli di forza lavoro”. Sì, perché con un numero sempre maggiore di lavoratori da remoto, grandi investimenti per uffici avveniristici nei centri città diventano sempre più anti-economici (anche se solo un terzo dei CEO intervistati da EY ha dichiarato di voler ridurre gli investimenti in immobili commerciali).
Il settore in cui, al contrario, le società stanno decisamente concentrando gli investimenti è quello del benessere dei dipendenti. Il 46% delle aziende intervistate, ad esempio, ha intenzione di costruire dei bar in ufficio, mentre il 33% ha dichiarato di voler investire sui servizi di assistenza all’infanzia (come asili nido).
L’analisi di EY giunge peraltro in un fase storica caratterizzata da maxi-licenziamenti nel settore tecnologico-informatico, da Meta ad Amazon passando per il “nuovo” Twitter di Elon Musk. Il prossimo potrebbe essere Alphabet, la holding di Google.