La notizia che i 25 più ricchi d’America pagano molto meno tasse in percentuale del resto dei cittadini e residenti che lavorano negli USA, è oggi nelle prime pagine dei maggiori giornali americani. Infatti le tematiche fiscali si sono posizionate sin da subito al centro dell’agenda politica del presidente Joe Biden, che tra le varie misure proposte si è reso recentemente protagonista dello storico accordo sulla tassa globale al 15% definito presso il G7.
Per fornirci una bussola utile a comprendere la portata di queste riforme, abbiamo posto alcune domande a Marco Rossi, avvocato d’affari internazionale e consulente fiscale abilitato in Italia e negli USA specializzato in consulenza per aziende, famiglie e clienti privati su materie fiscali e legali transfrontaliere negli Stati Uniti e in Italia.

Fondatore e titolare dello Studio Marco Q. Rossi & Associati, Marco Rossi è nato e cresciuto in Italia, dove si è laureato in giurisprudenza nel 1990 ed ha iniziato la propria attività di avvocato nel 1993. Successivamente, arriva negli USA per conseguire un Diploma di Laurea in Fiscalità Internazionale presso la New York University School of Law nel 2002. Ha aperto il suo primo ufficio a New York nel 2005, per poi continuare a Los Angeles dal 2016. Opera anche in Florida con una base di lavoro a Miami dal 2010.
Collaborando anche con alcuni dei maggiori esperti del settore, l’Avv. Rossi ha maturato negli anni esperienza nell’intero settore del diritto tributario e commerciale internazionale, inclusi trattati fiscali contro le doppie imposizioni, tassazione degli investimenti o attività internazionali in entrata e in uscita da Italia e Stati Uniti, prezzi di trasferimento, tassazione di fusioni e acquisizioni internazionali, joint venture e partnership, consulenza e pianificazione tributaria individuale, assistenza amministrativa e societaria legale e tributaria anche su base fiduciaria, contratti e società internazionali, altri tipi di organizzazioni di affari e trust.
Avv. Rossi, come si sta muovendo l’Amministrazione Biden in materia di imposte sulle persone fisiche?
“L’amministrazione Biden ha presentato la nuova proposta di programma di spesa pubblica denominato The American Families Plan, che comprende alcune significative misure di incremento delle imposte sui redditi delle persone fisiche a copertura degli impegni di spesa. Due misure in particolare emergono per importanza: (1) l’incremento dell’aliquota massima di imposta su plusvalenze finanziarie e dividendi, che passerebbe dal 23.8% al 43.3% per i contribuenti con un adjusted gross income in dichiarazione superiore a $1,000,000 e (2) l’eliminazione della regola sull’allineamento del valore fiscale al valore di mercato degli investimenti al momento della morte (c.d. step up in basis) e immediata tassazione delle plusvalenze non realizzate sui beni caduti in successione. Se si tiene conto delle imposte statali, per chi vive a New York o in California, la tassazione complessiva di plusvalenze e dividendi supererebbe il 55% complessivo”.
Quali sono le conseguenze per i cittadini italiani residenti negli Stati Uniti?
“Le misure in questione, se fatte proprie e approvate dal Congresso, avrebbero un impatto diretto su contribuenti americani, che possono essere cittadini USA e green card holders ovunque residenti, e cittadini italiani residenti fiscalmente negli USA. Tali misure, peraltro, interessano direttamente anche i cittadini italiani residenti in Italia che detengono investimenti negli USA potenzialmente soggetti a capital gain tax negli Stati Uniti (su tutti, immobili USA o – in certe circostanze – quote di partecipazione in società americane, detenute da soggetti non residenti)”.

Il Presidente Biden ha guidato il processo che ha portato alla nascita dell’imposta minima globale al 15% per le grandi imprese. Cosa comporta questo per la competitività delle imprese italiane che operano oltreoceano?
“L’amministrazione Biden ha proposto l’incremento al 28% dell’aliquota domestica sugli utili societari e al 21% dell’imposta minima sugli utili esteri, applicabile, peraltro, su una base imponibile più ampia per effetto dell’eliminazione della soglia di non imponibilità pari al 10% del valore contabile dei beni ammortizzabili e dell’eliminazione della compensazione utili e perdite provenienti da paesi diversi. Per non penalizzare eccessivamente le multinazionali USA, l’amministrazione Biden ha dato il proprio appoggio al progetto di adozione di un’imposta minima mondiale pari al 15%, uniforme in tutti i paesi, che, tuttavia, ancora non basterebbe a allineare il livello di tassazione americana a quella mondiale. Per i gruppi multinazionali italiani con attività, controllate e filiali negli USA, occorre rivedere le politiche dei prezzi di trasferimento di beni e servizi e dei finanziamenti infragruppo tenendo conto che la tassazione USA potrebbe diventare quella più gravosa al livello di gruppo”.

Quali altre tematiche fiscali stanno tenendo occupate le multinazionali che operano negli USA?
“Senza dubbio, le imposte applicabili a livello statale, in aggiunta a quelle federali. La tassazione statale è parte integrale della pianificazione fiscale di investimenti e attività negli USA. Molti stati, a decorrere dal 2019 e 2020 hanno modificato la propria normativa prevedendo la possibilità ditassare gli utili di imprese estere o costituite al di fuori dello stato, anche in mancanza di una “presenza fisica”(dipendenti, uffici, rappresentanti, merci ecc.) o attività nello stato, sulla base del concetto di presenza economica o economic nexus, vale a dire, a alla sola condizione che il fatturato derivante da vendite a clienti nello stato superino una certa soglia (ad es. soli $100,000 in California). Lo stesso criterio si applica ai fini delle imposte statali sulle vendite (sales taxes). Aziende italiane che esportano negli USA, o hanno filiali USA che vendono in più stati, devono porre attenzione alla loro fiscalità multi-statale”.
Quali prospettive vede per aziende italiane che intendono espandersi negli USA?
“L’M&A resta il modello di espansione e crescita nel mercato USA di gran lunga più efficace, e le opportunità di acquisizioni negli USA in questo periodo sono assai significative”.