“Trump tra incentivi fiscali e dazi: il mercato USA è ancora un’opportunità?”. È stato questo l’eloquente titolo della Tavola Rotonda svoltasi giovedì 24 Maggio a Como, presso la sede di Espansione TV e del Corriere di Como (sezione comasca del Corriere della Sera).
Una domanda a bruciapelo, diretta e impegnativa come non mai. La risposta, dopo che tutte le considerazioni sono state “messe sul tavolo” dai relatori intervenuti, è stata decisamente positiva. Sì, l’America rimane ancora “L’America” (scusate il gioco di parole): una terra di opportunità, sin dalla sua scoperta meta preferita di chiunque ritenga di volersi giocare “l’occasione della vita”, sia a livello personale sia di business.
Nel giungere a tale conclusione, per nulla scontata, i relatori hanno saputo coinvolgere appassionatamente e sapientemente la platea.
L’evento è stato inoltre promosso da Quanthic, società che si occupa di internazionalizzazione delle piccole e medie aziende italiane insieme allo Studio Gardenal, a Espansione TV e La Voce di New York.
A intervenire nella discussione sono stati il dottor Alfredo Mariotti, anima di grande rilevanza in ambito di Confindustria e direttore generale di UCIMU (la sezione che rappresenta gli industriali del settore della Meccanica fine, Utensileria e Robotica), il dottor Tommaso Cancellara, amministratore delegato di MICAM e general manager di ASSOCALZATURIERI, l’avvocato Maurizio Gardenal, a capo di uno studio di diritto societario internazionale con un focus sugli USA (con numerose pubblicazioni al suo attivo anche sul Sole 24 Ore) e Luca Mastini, export manager Food & Beverage di Quanthic. A moderare, il direttore operativo di quest’ultima, dottor Pier Carlo Ricci.
Ad aprire i giochi dando il benvenuto è stato Andrea Bernasconi, business development manager di Espansione TV, che ha spiegato la sua vicinanza alle tematiche trattate, anche per via di una sua attività di diversi anni come manager di una multinazionale negli Stati Uniti, paese nel quale ha vissuto per diversi anni con la famiglia.
Subito dopo, l’avvocato Gardenal è entrato nel vivo inquadrando il tema e fornendo al pubblico una fotografia geopolitica degli USA in questo momento storico, soprattutto in relazione alla questione dei dazi, peraltro non ancora applicati, e della riforma fiscale, la cosiddetta “flat tax” al 21%, che però va a incidere soprattutto sulle cosiddette “C Corporation”, ovvero sui business più rilevanti. Sulle “S Corporation”, di minori dimensioni, vige infatti da sempre un altro sistema, che vede tassati personalmente i soci di tali società, e non direttamente queste ultime.
Il Dottor Mariotti ha iniziato illustrando i numeri del settore, decisamente importanti (un totale di 9 miliardi di Euro, di cui il 60% all’estero), i quali rendono evidente il ruolo da protagonista che il nostro paese ricopre da tanti anni, anche sul mercato americano, dove le nostre aziende sono da sempre apprezzatissime.
Ha proseguito poi sottolineando la capacità creativa che, anche in questo ambito, gli italiani riescono a esprimere: unita all’elasticità mentale, questa qualità risulta essenziale per un approccio vincente in sul piano del problem solving e conseguentemente del customer care. In sostanza, dove i tecnici stranieri, per quanto copetenti e preparati, si fermano e si arrendono, quelli italiani riescono a individuare le soluzioni e a fidelizzare una clientela particolarmente esigente.
Mariotti ha infine sottolineato come agli italiani manchi da sempre la capacità e la volontà di fare realmente sistema e come questo atteggiamento, seppur da sempre vincente, sia ora più che mai divenuto essenziale per poter competere e avere la meglio sui concorrenti internazionali.
È intervenuto a questo punto il dottor Cancellara, che ribadito i numeri, altrettanto imponenti (circa 9 miliardi di euro con 8.5 miliardi di export), che rendono l’Italia il settimo esportatore di prodotti nei confronti degli Stati Uniti. Impressionante, fa notare l’AD di MICAM, il divario numerico con le calzature esportate dalla Cina, circa 180 milioni dall’Italia rispetto ai 13 miliardi dalla Cina.
È al riguardo importante sottolineare come altrettanto rilevante sia la forbice di prezzi tra calzature italiane e cinesi, con una media di 8 euro al paio per la Cina contro i 73 euro dell’Italia. In poche parole, in termini di qualità nel calzaturiero e nella pelletteria in genere, l’Italia non ha confronti in termini di apprezzamento della clientela americana.
Cancellara ha poi sottolineato come gli imprenditori, soprattutto quelli di grandi dimensioni, debbano anche impegnarsi maggiormente nel riscoprire la propria appartenenza al territorio, facendo maggior attenzione a far ricadere i benefici dell’export sul paese (il nostro) da cui nasce anche culturalmente il Made in Italy, riportando produzioni e sedi legali nello stivale.
Gli imprenditori italiani, sottolinea, non devono però “sedersi sugli allori”, ma darsi da fare per trovare sempre nuove strade per eccellere, anche nei nuovi settori e nell’utilizzo di nuovi strumenti, Criptovalute e Blockchain in testa, facendo infine notare che l’Italia è al diciassettesimo posto in Europa per numero di brevetti e solo al quarantesimo nell’alfabetizzazione informatica.
A questo punto è intervenuto Luca Mastini, esperto del settore Food & Beverage, portando la case history da lui vissuta in qualità di Export Manager di un’importante azienda di Caffè milanese, relativamente alla vendita sul mercato americano.
Mastini ha sottolineato innanzitutto come sia necessario sfatare un falso mito, che vedrebbe gli americani poco colti nel settore del caffè. Secondo Mastini gli americani hanno al contrario una vasta cultura in questo settore, soprattutto in alcuni tipi di caffè e in alcuni sistemi di estrazione dello stesso. La sua esperienza si riferisce alla scelta strategica a livello commerciale di scegliere il canale online per antonomasia, Amazon, per veicolare le capsule del caffè di quell’azienda.
L’operazione è stata gestita in partnership con un giovane distributore californiano e si è rivelata sin da subito un enorme successo per l’azienda, che mai si sarebbe aspettata una reazione così veloce e positiva da parte del mercato: una circostanza che apre quindi un grande spiraglio nell’ultilizzo di questi strumenti per il mondo delle piccole e medie imprese italiane.
Oltre a gestire i tempi e gli interventi nel suo ruolo di moderatore, Pier Carlo Ricci ha lanciato, come direttore operativo di Quanthic, alcuni stimoli di riflessione, ora positivi ed entusiastici, ora critici (come la necessità di adattarsi con umiltà alle regole del mercato estero, americano in questo caso, da parte degli imprenditori nostrani), partendo da casi concreti vissuti in prima persona nella sua esperienza sul campo.
Un esempio tra tutti, emblematico dell’andamento del Made in Italy in USA è rappresentato dalla “Nuova Little Italy”. Mentre quella storica è stata praticamente assorbita da China Town, inorgoglisce come italiani vedere come Madison Avenue e qualche via contigua siano diventati i nuovi cuori pulsanti del design proveniente dal nostro paese, nuove vere e proprie Little Italy del design italico.
Percorrendole, infatti, si assiste a una vera e propria sfilata dei migliori marchi di design del nostro paese, e questo non solo è emblematico di come gli stessi vengano percepiti e apprezzati, ma risulta anche fortemente emozionante per un italiano. Ricci ha infine sottolineato come, se da una parte si è assistito a un’acquisizione di aziende italiane da parte di gruppi stranieri, dall’altra, da un po’ di tempo, stiamo assistendo a un processo contrario, soprattutto in riferimento a grandi gruppi: dall’acquisizione di Nestlè USA da parte del Gruppo Ferrero a FCA, passando per le produzioni di successo di grandi aziende italiane come Rana, Barilla e Brugola.
Ricci ha poi concluso facendo una promessa al folto pubblico intervenuto: visto il grande interesse riscontrato nelle tematiche relative ai rapporti tra Italia e USA, all’evento appena chiuso ne seguiranno altri.
Insomma, ancora una volta, gli Stati Uniti si confermano una grande opportunità di sbocco, anche nell’ottica di confronto e di formazione continua, che è da sempre una delle priorità di Quanthic, sin dalla sua fondazione.