Il Piano Giovani sta aiutando davvero i disoccupati, oppure si è trasformato in un affare d'oro solo per le Agenzie del Lavoro? Il tema, in questi giorni, è caldissimo. Si tratta, infatti, di stabilire se le ingenti risorse stanziate per l'Italia (1 miliardo e 513 milioni) stanno davvero contribuendo ad ingrossare le fila dell'occupazione giovanile o se, invece, si tratta dell'ennesimo flop.
Un flop che però, secondo alcune inchieste giornalistiche, sarebbe diventato la gallina delle uova d'oro per le Agenzie interinali del Lavoro che hanno assunto lo status di braccio operativo per la realizzazione di politiche attive del lavoro.
Non è la prima volta che le Agenzie del Lavoro finiscono nel mirino di inchieste e critiche. In Sicilia, ad esempio, si vocifera che, alcune di queste, abbiano una gestione del personale diretto- i dipendenti ciòè che lavorano nello loro sedi – alquanto discutibile in termini contrattuali.
Il che sarebbe paradossale: enti autorizzati dal Ministero del Lavoro ad offrire i servizi di domanda e offerta di lavoro, sarebbero i primi a trasgredire la legislazione sui lavoratori con i loro dipendenti.
A questi dubbi, ora si aggiungono quelli sulla gestione del Piano Giovani, che non esclude la Sicilia. Anzi. Secondo una interrogazione rivolta al Ministro del Lavoro (primo firmatorio, Claudio Cominardi del M5S) le maggiori adesioni si sono registrate proprio nell'Isola:il 12,7 per cento del totale (82.208 adesioni). Insomma, l'affare qui è davvero grosso.
Nell'interrogazione, che potete leggere sotto, si chiede al Governo se siano stati posti in essere dei controlli "per misurare sia la corretta erogazione dei fondi da parte delle regioni in favore degli operatori pubblici e privati nell'attuazione del piano Garanzia Giovani".
La domanda è provocatoria: i controlli, finora, non ci sono stati o, comunque, non sono stati efficaci. Ma leggiamo il testo del documento ispettivo che spiega bene il meccanismo di gestione del Piano Giovani e il ruolo delle Agenzie del Lavoro:
"Premesso che: con la Raccomandazione del 22 aprile 2013, pubblicata, sulla GUE Serie C 120/2013 del 26 aprile 2013, sull'istituzione di un programma di garanzia per i giovani, il Consiglio europeo ha invitato gli Stati membri ad assicurare a tutti i giovani di età inferiore a 25 anni un'offerta qualitativamente valida di lavoro, di proseguimento degli studi, di apprendistato o di tirocinio o altra misura di formazione entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema di istruzione formale; al fine di dare attuazione agli obiettivi previsti dalla Garanzia Giovani, con l'articolo 5 del decreto-legge 76 del 2013, è stata istituita presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali una struttura sperimentale di missione con compiti istruttori e propositivi la quale, nel dicembre 2013, ha predisposto il «piano italiano per l'attuazione della garanzia per i giovani» con cui sono state declinate le fasi per l'attuazione del piano tra le quali compare l'informazione, l'orientamento e il colloquio specializzato da parte di orientatori qualificati. Il piano prevede una dotazione complessiva di 1.513 milioni di euro, di cui 567 milioni dalla Youth Employment Initiative, 567 milioni dal Fondo sociale europeo e 379 milioni di cofinanziamento nazionale, per gli anni 2014 e 2015.
"Secondo il report periodico settimanale dell'8 maggio 2015, realizzato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e finalizzato a verificare l'andamento delle adesioni, le regioni che contano un numero maggiore di adesioni sono la Sicilia con il 12,7 per cento del totale (82.208 adesioni), la Campania con l'11 per cento (pari 70.327 adesioni) e il Lazio con l'8,8 per cento (pari a 56.514).
"Successivamente all'adesione del giovane sotto i 29 anni, le regioni mediante i servizi per l'impiego o le Agenzie private accreditate, prendono in carico la persona al fine di concordare un percorso personalizzato di formazione e inserimento al lavoro. Va ricordato che le Agenzie del lavoro sono state concepite come bracci operativi per la realizzazione delle politiche attive del lavoro a livello regionale, dotate di autonomia funzionale ed organizzativa; secondo quanto riportato dal quotidiano «Il Fatto Quotidiano», articolo del 6 maggio 2015, dal titolo «Garanzia giovani: un flop per chi cerca lavoro, affare per chi prova a trovarglielo», il piano Garanzia Giovani sarebbe un «affare» per le aziende private, per le agenzie del lavoro e per gli enti di formazione. L'articolo in questione riporta altresì l'indicazione fornita da parte dell'amministratore della Manpower, Stefano Scabbio, circa la generica quantificazione dei ricavi provenienti dalla Garanzia Giovani per la stessa Manpower, attestandosi al 1 per cento del fatturato della società, circa 8 milioni di euro secondo «Il Fatto Quotidiano».
Alla luce di ciò, l'interrogazione chiede:
"Se il Ministro interrogato intenda fornire – di concerto con i soggetti istituzionali coinvolti – il dettaglio delle risorse erogate dalle regioni in favore di ogni singolo operatore pubblico e privato e se l'utilizzo delle risorse sia subordinato al raggiungimento di un effettivo risultato in favore dei giovani beneficiari del Piano di garanzia giovani;
se il Ministro interrogato non intenda adottare un sistema di monitoraggio nazionale del piano Garanzia Giovani relativo al corretto utilizzo della dotazione finanziaria a disposizione delle regioni, al fine di contrastare eventuali abusi da parte degli operatori pubblici e privati, in merito all'effettiva certificazione dell'attività svolta:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali siano gli strumenti di controllo e vigilanza adottati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali per misurare sia la corretta erogazione dei fondi da parte delle regioni in favore degli operatori pubblici e privati nell'attuazione del piano Garanzia Giovani sia il rispetto della normativa in materia di tirocini".