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Economia
March 30, 2015
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March 30, 2015
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La ripresa italiana é tra i rifiuti?

James AzzaritibyJames Azzariti
Time: 5 mins read

Non tanto tempo fa, la città di New York era sull'orlo della bancarotta, afflitta da problemi di criminalità e vicina ad una vera e propria implosione.

Central Park era un cimitero di automobili abbandonate, la metropolitana era inavvicinabile e Times Square, dopo il tramonto, era una destinazione adeguata solo per coloro che contemplavano il suicidio.

Grazie al sostegno economico ricevuto dal governo federale, all'elezione del sindaco conservatore Ed Koch, alla creazione di molti progetti municipali, e ad un generale miglioramento della situazione economica nazionale, la città riuscì a trasformarsi nel simbolo di crescita che é tutt'oggi.

L'Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione in Europa (OECD) ha pubblicato recentemente i suoi dati trimestrali sulla crescita economica del continente. Mentre in Germania, in Spagna e persino tra qualche greco particolarmente ottimista, le prospettive di miglioramento economico iniziano gradualmente a farsi strada, gli italiani invece continuano a dibattersi nella palude della desolazione economica ben espressa dal PIL nazionale.

L'ormai stagnante economia italiana ha rigurgitato un'altra tornata di risultati "indigeribili" relativi all'ultimo trimestre del 2014 che mostrano ancora una volta crescita negativa del -0.1% stando a quanto diffuso da Eurostat, l'istituto europeo di statistica.

Mentre la domanda nella bilancia commerciale mostra qualche promettente segno di miglioramento, i dati relativi al PIL estinguono ogni nascente entusiasmo con un deprimente -0.4% di crescita che é in linea con i risultati del 2014. Se non altro, il risultato di 0.4% per il 2014 rappresenta un miglioramento rispetto al -1.9% del 2013 e al -2.3% del 2012 in quanto mostra almeno una tendenza positiva e il fatto che l'economia italiana stia iniziando ad allontanarsi dall'orlo dell'abisso.

Gli economisti si aspettano per il 2015 un passaggio in territorio positivo con una crescita stimata allo 0.6% e all'1.3% per l'anno successivo.

In termini di confronto con la crescita degli altri ventotto stati dell'EU, l'Italia, la terza economia più grande d'Eurozona, è stata superata da tutti ad eccezione di Cipro. La Grecia ha fatto registrare una crescita negativa di -0.2% nell'ultimo trimestre ma ha finito l'anno 2014 in positivo con una crescita dell'1.7%.

La Germania continua a trasportare sul suo groppone il peso morto del resto d'Europa come quello di un soldato caduto in battaglia vantando una percentuale di crescita pari allo 0.7% nell'ultimo trimestre, circa il doppio rispetto alle attese.

La Francia fa registrare una crescita positiva ma solo a stento con una percentuale dello 0.1% mentre la Spagna ha fatto buoni passi avanti con una crescita dello 0.7%.

I 28 paesi che compongono l'Unione Europea insomma, continuano lentamente a trascinarsi fuori dalla recessione che ha afflitto il mondo intero e in questo processo di graduale ripresa, l'Italia continua ad essere il fanalino di coda.

Ma la domanda che molti italiani si pongono è: perché?

Un paese delle dimensioni dell'Italia ricco di risorse e di ingegno dovrebbe mostrare agli altri la strada della ripresa invece di essere l'ultimo della classe.

Di chi é la colpa? Del governo paralizzato dalla sua corrotta ingordigia e dalla sua nefasta tradizione di inefficienza? Queste accuse sono già state sollevate in passato.

Forse la colpa é della disoccupazione che con un tasso pari al 12.5% blocca ogni accenno di progresso e ogni tentativo di far finalmente decollare l'economia nazionale.

Un altro capro espiatorio è quella che si ricollega alla cosiddetta "Rivoluzione del rinnovamento", ispirata al concetto che chiunque cerchi un impiego, riesca a trovarlo e coloro che aspirino alla pensione siano in grado di ottenerla con una garanzia di stabilità finanziaria.

La recente ondata di immigrazione può avere avuto effetti su alcuni problemi minori come un aumento dell'incidenza del crimine, del vandalismo e di altri problemi sociali che altrimenti non si sarebbero verificati.

O il fatto che il 72% dei giovani italiani che frequentano l'università non vedono un futuro possibile per sé stessi in Italia e hanno in programma di emigrare in altre parti del mondo.

Un'iniziativa recente che considero positiva riguarda la partnership tra l'Italia ed Israele per la produzione di energie e di veicoli alternativi. Una partnership incentrata per lo più sull'utilizzo di gas naturale. Israel Fuel Choice Initiative assieme a Fiat Chrysler Automobili, Iveco e Magneti Marelli hanno stipulato un accordo per sviluppare tecnologie basate sull'uso di gas naturale secondo il website Siliconwadi. Questa é finalmente una risposta, un'idea, una ventata di aria fresca che spinge nella direzione giusta il futuro economico dell'Italia.

Un'altra questione che mi piacerebbe vedere risolta ha a che fare con un altro problema endemico italiano che ha fatto recentemente molto scalpore: quello della spazzatura. Questo problema tuttavia è strettamente legato ad un altro: quello del riciclaggio commerciale dei rifiuti. Quello del riciclaggio non é un affare particolarmente lucrativo ma, se fatto bene ed in maniera efficiente, può essere remunerativo. Invece di continuare con l'attuale distruzione di vaste aree di territorio in tutto il paese, la corretta gestione di questo processo potrebbe dar luogo ad una nuova fonte di introiti (seppure piccoli) per le amministrazioni comunali. I contratti e gli appalti per questi progetti al momento sono gestiti in maniera molto opaca da aziende private con il sostegno economico proveniente per lo più dal settore pubblico.

L'incertezza in termini di profitto, per l'industria del riciclaggio, è legata alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime sul mercato globale. Ad esempio, il prezzo del petrolio é direttamente correlato al prezzo delle plastiche riciclate. Quando il prezzo del petrolio scende, anche il prezzo di queste plastiche riciclate si abbassa.

Se gestito da enti governativi, questo problema può essere evitato, o almeno mitigato compensando per questo calo nel prezzo delle materie prime con contratti a termine (futures) in grado di generare un profitto anche in caso di un ribasso sui prezzi di mercato. Queste stesse agenzie governative potrebbero facilmente implementare una strategia di questo genere grazie ad una collaborazione con l'industria finanziaria italiana.

Queste (soprattutto l'iniziativa sullo smaltimento dei rifiuti) sono solo un paio di idee che l'Italia potrebbe utilizzare per dare una necessaria boccata di ossigeno al PIL nazionale.

In aggiunta ad un aumento dei profitti, progetti come questi contribuirebbero inoltre anche alla creazione di posti di lavoro.

Le iniziative possibili per creare valore aggiunto nell'economia italiana sono innumerabili.

Il mondo e, soprattutto la società italiana devono rendersi conto che non solo il patrimonio economico e infrastrutturale dell'Italia può essere salvato ma che vale la pena salvarlo.

Forse la risposta fondamentale non risiede nell'identificazione di cosa c'è di guasto all'interno della società italiana ma in cosa c'é di buono e cosa costituisce un cambiamento positivo.

Se voi lettori avete idee e proposte creative sul modo in cui l'Italia può migliorare la sua economia non esitate a proporle nello spazio commenti qui sotto.

 

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James Azzariti

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