Sei mesi per fare il giro del mondo. Un giro del mondo che gira intorno il cibo. È l’EXPO 2015 che andrà in scena a Milano dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 e che sarà dedicato al tema Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita.
Un evento su cui l’Italia si sta giocando molto e su cui l’industria del turismo made in Italy conta per rilanciare un settore con un alto potenziale e cronici problemi. Per cercare di sfruttare al meglio le opportunità offerte da EXPO 2015, a un anno dal taglio del nastro, il comitato di organizzazione si sta dando da fare per promuovere l’evento all’estero. Lunedì 28 aprile, il direttore generale Divisione gestione evento, Piero Galli e il direttore Tourism and Ticketing, Alessandro Mancini erano a New York, ospiti dell’ENIT per presentare agli operatori turistici e alla stampa l’evento e l’offerta studiata intorno alla manifestazione.

Alessandro Mancini e Piero Galli
Con 144 paesi partecipanti più l’ONU, il CERN e l’Unione Europea, la rappresentazione del mondo offerta dall’EXPO copre il 93% della popolazione mondiale. Assenti il Canada, il Sud Africa e
l’Australia (paese, quest’ultimo, che pare ci sia ancora speranza di poter tirare in ballo). Gli Stati Uniti hanno annunciato ufficialmente la propria partecipazione durante la recente visita di Obama a Roma. Avranno un proprio padiglione per il quale hanno investito 60 milioni di dollari. E sono in tutto 60 le nazioni che hanno scelto di partecipare con un padiglione dedicato. Numero record, dice Piero Galli dopo aver ammesso che il numero di nazioni partecipanti è più basso di quello dell’edizione precedente, a Shanghai, dove si era raggiunta la massima partecipazione nella storia delle Esposizioni Universali (190 nazioni). “Ma – ha precisato Galli – se è vero che l’Expo di Shanghai ha avuto 73 milioni di visitatori, è anche vero che 72 milioni erano cinesi. Il mio target è di 20 milioni di turisti, di cui tra i 6 e gli 8 milioni dovrebbero venire dall’estero”. E proprio intercettare questi milioni di stranieri è l’obiettivo della campagna avviata per promuovere l’evento. Attraverso una serie di interviste realizzate in vari paesi del mondo, il comitato di organizzazione ha raccolto dati sulla conoscenza della manifestazione all’estero e sulle aspettative relative all’EXPO e all’esperienza di visita dell’Italia e di Milano. “Spingiamo per una visione della visita all’EXPO come esperienza complessiva di turismo in Italia di cui EXPO è solo uno step all’interno di un viaggio più ampio” ha detto Galli spiegando che, proprio in accordo con questa visione, l’offerta di EXPO non è circoscritta a Milano ma a tutte le destinazioni da cui l’EXPO sia raggiungibile in circa un’ora: un’area che complessivamente riesce a offrire circa 550.000 posti letto.

Piero Galli mostra la pianta dell’area espositiva
Sulla base dei dati raccolti con le interviste, gli organizzatori dell’evento stanno elaborando proposte ad hoc che saranno presentate nei prossimi mesi. Tanti gli appuntamenti in programma con un evento clou che, in occasione della festa della Repubblica, il 2 giugno, vedrà coinvolti i consolati italiani nel mondo. “Uno dei nostri obiettivi – ha spiegato Alessandro Mancini – è di coinvolgere gli italiani che vivono fuori dall’italia. Per loro abbiamo pensato a un’offerta speciale. Prepareremo dei pacchetti specifici, in collaborazione con musei e compagnie di trasporti. Vogliamo che l’EXPO si trasformi in un’occasione per tornare in Italia e riscoprire le proprie radici, perché chi vive all’estero abbia la sensazione di essere, come italiano, parte di una comunità”.
Organizzato su un’area espositiva di circa un milione di metri quadrati, lungo l’asse di Rho-Fiera e di Malpensa, collegata a due autostrade, a pochi chilometri dagli aeroporti di Linate e Malpensa e servita dalla linea ferroviaria ad alta velocità e dalla metropolitana, l’evento lascerà in eredità alla città una smart city, un quartiere intelligente e sostenibile. La pianta dell’area espositiva (vedi video a seguire) è disegnata come un’antica città romana: lungo un’arteria principale di quasi 2.5 chilometri, si sviluppano “quartieri” all’interno dei quali le diverse nazioni sono raggruppate per tema, piuttosto che per area geografica come spesso è stato fatto negli EXPO precedenti. L’intero EXPO è poi diviso in cinque grosse aree che sono tutte il risultato delle idee e dell’approccio creativo di un curatore e di un architetto. Tra i curatori, un nome per tutti, quello dell’area dedicata all’arte: Germano Celant. Tra gli architetti un nome che spicca è quello di Michele De Lucchi.
Aperta sette giorni su sette, di cui cinque fino alle 23.30 (sarà possibile acquistare un biglietto specifico per l’ingresso serale), l’area fiera sarà animata da eventi, spettacoli, mostre. Ogni sera ci sarà un’esibizione del Cirque du Soleil, mentre musei di tutti il mondo metteranno a disposizione opere per un’eccezionale mostra d’arte dedicata al cibo.
Il potenziale economico è alto. “Se noi riuscissimo a sfruttare meglio l’appeal del turismo in Italia – ha detto Galli ai giornalisti, a conclusione dell’incontro all’ENIT – e se ognuno dei 20 milioni di visitatori che abbiamo previsto stesse una notte in più rispetto a quanto programmato, l’impatto sul PIL italiano sarebbe di 5 miliardi di euro: una finanziaria”.

La Mascotte dell’evento, Foody, disegnata dalla Disney
L’obiettivo, secondo gli organizzatori dell’EXPO, non è semplicemente stimolare il turismo nei sei mesi della manifestazione, ma sfruttare l’evento per promuovere l’Italia tutta, sul lungo periodo: “Far capire agli operatori turistici che c’è un business duraturo perché l’Italia ha cambiato il passo” per dirla con le parole di Galli. Insomma l’idea è far capire che, fuori dall’EXPO, c’è un’Italia che merita di essere visitata, e fare in modo di facilitare chi voglia visitarla in occasione dell’EXPO.
Ragionando in termini di azienda – ha concluso Piero Galli – e pensando che il turismo in Italia pesa quasi l’11 per cento del PIL, se uno si ponesse degli obiettivi di efficienza del 10 per cento, che è un target ragionevole, significherebbe aumentare il PIL stabilmente di un 1% all’anno”.
Obiettivi più che condivisibili, bisogna a questo capire se l’industria del turismo italiana sarà davvero disposta a cambiare il passo e a compensare quelle inefficienze che finora, nonostante l’innegabile patrimonio artistico-culturale a disposizione, l’hanno penalizzata. In soldoni, se gli albergatori e gli operatori turistici non faranno i furbi, saranno cooperativi e sapranno offrire ai turisti servizi all’altezza delle aspettative, l’EXPO potrà lasciare all’Italia un’eredità duratura, in grado di contribuire positivamente alla zoppicante economia nazionale. Altrimenti, sarà stata l’ennesima occasione sprecata.