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July 2, 2013
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Dove c’è Barilla, c’è l’Italia, anche in America

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

“Dove c’è Barilla, c’è casa”. A un italiano venuto a vivere negli Stati Uniti da almeno venti anni, questo fortunato slogan pubblicitario sussurra al cuore ogni volta che, davanti agli scaffaloni della pasta di un supermercato, vede spuntare quelle scatole blu notte con la scritta ovale rossa. Ah, c’è la Barilla! E per un attimo senti dentro di te anche l’Italia.

Nell’attraente sede di Eataly a Manhattan, venerdì scorso è stata presentata la biografia di Pietro Barilla, scritta dal sociologo Francesco Alberoni, noto scrittore, columnist del Corriere della Sera e amico di Pietro. A presentare a New York il volume dedicato a colui che trasformò una piccola azienda di famiglia nata 135 anni fa in un colosso dell’alimentazione mondiale, Guido Barilla, figlio di Pietro e oggi a capo, con i fratelli Luca e Paolo, del marchio di Parma conosciuto in tutto il mondo.

Ovviamente all’evento organizzato per i media newyorchesi, non si è parlato solo di Pietro Barilla e della storia della sua azienda, ma anche e soprattutto di presente e futuro. Anche il libro di Alberoni su Pietro, disponibile on line e nel negozio della Rizzoli di Mahattan, ha un titolo che guarda lontano: Pietro Barilla: Everything is done for the future, forge ahead with courage (Rizzoli 2013).

Guido Barilla, davanti ad un attento gruppo di giornalisti, ha detto che oggi la sua azienda alimentare ha conquistato il 30 per cento delle vendite nel mercato Statunitense, un risultato eccezionale, se si pensa che fino alla prima metà degli anni Novanta, Barilla era quasi inesistente nel mercato USA e ora è al comando delle vendite. E l’ascesa della casa alimentare parmense nel mercato della pasta e anche dei condimenti è in salita continua anche in Canada, Messico e Brasile. Persino in Cina e nei mercati asiatici, ha detto Guido, gli investimenti saranno importanti, con gli adeguati accorgimenti per adattare la pasta italiana al gusto della tradizione della cucina dell’estremo Oriente.

Barilla è oggi un colosso con 41 stabilimenti di produzione sparsi nel mondo (di cui 13 in Italia) e i suoi prodotti vengono esportati in oltre 100 paesi. Ogni anno nelle tavole del mondo vengono consumati 2.500.000 tonnellate di cibo a marchio Barilla e con altri brand di proprietà dell’azienda.

Un altro importante dato fornito è stato quello sul lancio per il 2014 della pasta gluten free, senza glutine, pensata per le persone intolleranti alla sostanza e che finalmente potranno facilmente acquistare la pasta adatta ai loro consumi. Un mercato, quello dei prodotti alimentari gluten free che già nel 2013 dovrebbe raggiungere gli 8 miliardi di dollari e di cui Barilla ha deciso di diventare protagonista con importanti investimenti.

Guido Barilla (a sinistra nella foto a lato, durante la presentazione a Eataly) ha tenuto a sottolineare anche l’importanza che Barilla dà al rispetto dell’ambiente: nelle sue industrie il metodo e la strategia si basa sull’idea che il prodotto debba essere “Good for You, Good for the Planet”.

Guido ha ricordato il padre, affermando che Barilla continua a lavorare con la filosofia tramandata da Pietro, un uomo ottimista che vedeva nell’investimento di risorse nel futuro l’unica formula per ogni azienda di garantirsi longevità e successo. “Mio padre, che aveva fatto la guerra, quando tornò dal fronte russo, in un’Italia devastata, non si scoraggiò e prese in mano la piccola azienda di famiglia” racconta Guido, riprendendo parti che sono anche nel libro di Alberoni. “Allora pagava i suoi operai con il prodotto del loro lavoro, i pacchi di pasta… Ma per dare un futuro alla sua azienda doveva crescere. Così andò negli Stati Uniti a imparare tecniche di marketing, e poi andò anche in Germania perché li trovò delle avanzatissime macchine per impacchettare il prodotto. Ne comprò più di quelle che avrebbe potuto, si indebitò, ma la sua scommessa sul futuro fu vincente”.

Pietro Barilla amava l’arte e gli artisti. Il figlio Guido ha raccontato come a casa sua non ricorda di aver mai visto businessmen tra gli amici del padre, ma solo artisti. “Gli amici di mio padre erano pittori, scrittori, registi, attori, poeti… Lui diceva che gli artisti comprendono meglio la bellezza quindi la vita. Per lui il gusto e la sensibilità del ‘bello’ era fondamentale nella vita. Le sue amicizie importanti avevano sempre l’arte al centro”.

Al momento delle domande, La Voce di New York ha chiesto a Guido Barilla se, nell’intesa appena firmata in Italia con il gigante del fast food MacDonald’s, i vantaggi di immagine siano tutti per gli americani. Guido ha affrontato la provocazione all’attacco: “Noi abbiamo una grande stima di MacDonald’s, un’industria che sta facendo tantissimo nell’innovazione. Vorrei sottolineare che Barilla non è un prodotto per le élite, ma per tutti. Con l’operazione McDonald’s contiamo di farci conoscere e apprezzare da tutti, il nostro prodotto vuole e deve essere per tutte le tasche. Quando pensiamo al nostro prodotto non lo facciamo mai per pochi ricchi ma semmai per chi ha meno soldi in tasca. Grazie a McDonald’s raggiungeremo piu’ clienti, e avremo l’opportunità di fornire cibo di qualità a piu’ persone, un alimento piu’ sicuro, piu’ nutriente e bilanciato.  E’ una win win operation. Siamo molto felici di questa intesa con McDonald’s”. (vedi anche video)

Speriamo bene, finora dove c’è l’arco della McDonald’s non c’è l’Italia, quel gusto italiano per un certo modo di mangiare e cucinare. Ma saremo i primi a raccontarvi se anche questa scommessa di Barilla avrà successo.

A proposito di food non troppo fast. Barilla ha annunciato anche che aprirà un ristorante a Manhattan questo novembre. Sarà un ristorante con un nuovo metodo di presentare e servire i piatti, dove si ordina ad un bancone il tipo di pasta e condimento che si vuole e poi il piatto verrà cucinato al momento. Un ristorante, ha sottolineato di nuovo Barilla, per tutte le tasche. È un esperimento che Barilla condurrà a New York, e l’azienda è pronta a investire con altri ristoranti in Nord America. “Facciamo questo – ha detto Guido Barilla – perché nella produzione dei nostri prodotti abbiamo sempre bisogno di un contatto diretto con il consumatore. Questi ristoranti ci indicheranno i loro gusti, le loro necessità, ci aiuteranno a scegliere nel futuro i nostri prodotti”.

Alla fine un’altra domanda, posta da un giornalista che opera a Wall Street: perché Barilla non ha mai voluto quotarsi in borsa? “È stata una scelta dovuta al tipo di prodotto che facciamo – ha replicato Guido Barilla – Chi investe nella qualità ha bisogno di certi tempi per i risultati, che non sono quelli che si aspettano nei mercati borsistici. Ho grande rispetto del mercato borsistico e degli investitori, ma certe nostre operazioni non verrebbero capite. Noi non possiamo rinunciare a farle, senza compromettere il continuo miglioramento dei nostri prodotti. È l’essenza del nostro settore alimentare che ci fa fare una scelta diversa”.

L’atmosfera creata da Eataly è stata ideale per questa presentazione a New York di Barilla e il pranzo a base di pasta secondo le aspettative. A questo punto ci auguriamo che “Nel far tutto sempre per il futuro, andando avanti con coraggio”, come diceva Pietro, dove ci sarà Barilla continui ad esserci la nostra casa, l’Italia.

Uteriori informazioni sui prodotti Barilla sono disponibili sul sito dell’azienda. 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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