Una soffiata, una vendetta e forse la genesi di uno degli scandali più scabrosi della storia recente americana. Secondo Michael Wolff, autore di numerosi bestseller su Donald Trump e osservatore attento delle élite statunitensi, sarebbe stato proprio l’attuale presidente, a denunciare Jeffrey Epstein nel 2004, spingendo le autorità di Palm Beach, in Florida, ad aprire il vaso di Pandora su anni di abusi, ricatti e oscuri intrecci di potere.
La rivelazione arriva nel corso dell’intervista concessa nei giorni scorsi a Michael Cohen durante il podcast “Mea Culpa”. Lo scrittore ha ricostruito un episodio rimasto per anni nell’ombra, ma che oggi potrebbe riscrivere in parte la narrativa attorno alla caduta del finanziere.
Wolff, suppone che Trump e Epstein avessero avuto un’accesa disputa riguardante una proprietà immobiliare di lusso situata proprio a Palm Beach. I due, un tempo amici e frequentatori degli stessi ambienti, si sarebbero scontrati per l’acquisizione di una villa contesa. Sarebbe stata proprio questa controversia a far rompere definitivamente i rapporti.
Il giornalista ha raccontato che Trump, dopo questo episodio, avrebbe deciso di colpire il magnate nel suo punto più vulnerabile. A suo dire, non si trattava soltanto di una questione economica o di rivalità, ma di una vera e propria vendetta personale.
In merito a quanto riportato, l’attuale leader del GOP avrebbe trasmesso informazioni compromettenti alla polizia locale, aprendo così la strada alle prime indagini ufficiali sui traffici e sugli abusi sessuali perpetrati da Epstein. Le autorità, in effetti, iniziarono proprio nel 2005 a investigare sul miliardario, dopo una denuncia anonima che riportava comportamenti sospetti nella sua residenza. Fino ad oggi, tuttavia, non era mai emerso chi potesse aver messo in moto la macchina giudiziaria.
Wolff, ha ammesso però che non esistono prove scritte che colleghino direttamente il politico repubblicano alla denuncia, ma ha affermato di aver raccolto la testimonianza di una fonte “vicinissima ai fatti”, la cui identità resta coperta per ragioni di sicurezza. Tuttavia ha osservato che Trump ha sempre saputo giocare d’anticipo e, in quel caso specifico, avrebbe utilizzato le informazioni in suo possesso come una leva strategica per eliminare un rivale scomodo.
L’anticipazione è destinata a far discutere, poiché il caso Epstein è tornato prepotentemente alla ribalta dopo che l’amministrazione Trump ha annunciato la sua decisione di non rilasciare pubblicamente i file che riguardano il caso. Se tutto ciò venisse confermato, riscriverebbe in parte la storia del rapport . Se confermata, riscriverebbe in parte la storia delle relazioni tra i due uomini: da un lato Epstein, il tycoon finito in carcere e poi morto in circostanze mai del tutto chiarite; dall’altro Trump, che nonostante le foto e gli incontri documentati con l’uomo, ha sempre sostenuto di aver preso le distanze “molto prima dello scandalo”.
Epstein, fu accusato di crimini gravissimi dal traffico sessuale allo sfruttamento di minorenni, con una rete che coinvolgeva giovani ragazze reclutate e abusate nelle sue proprietà. Dopo le prime querele riuscì a ottenere un patteggiamento controverso nel 2008 che gli evitò una lunga pena detentiva. Nel 2019, dopo anni di indagini e pressioni pubbliche, fu nuovamente arrestato. Pochi giorni dopo il suo fermo il miliardario morì in carcere, lasciando aperti numerosi dubbi sui suoi legami e sui possibili complici.