Almeno 84 persone, tra cui 73 civili palestinesi in fila per ricevere aiuti umanitari, sono rimaste uccise nelle ultime 24 ore a Gaza sotto i bombardamenti dell’esercito israeliano. Lo ha riferito domenica il ministero della Sanità della Striscia, che ha aggiornato a oltre 900 il bilancio dei morti tra chi cercava cibo o beni di prima necessità a partire da maggio.
Nel conteggio dei decessi figura anche un neonato di appena 35 giorni, insieme a un altro paziente morto per malnutrizione all’ospedale al-Shifa di Gaza City. Parallelamente, l’esercito israeliano ha emesso nuove ordinanze di evacuazione per Deir al-Balah e le aree circostanti, nel centro della Striscia, dove finora i raid erano stati meno intensi. Lo riferisce Reuters, sottolineando come la misura abbia generato panico tra gli sfollati che avevano cercato rifugio proprio in quelle zone.
A Tel Aviv, intanto, decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per esortare il governo Netanyahu e l’amministrazione Trump a chiudere un accordo con Hamas che ponga fine al conflitto e porti al rilascio degli ultimi 50 ostaggi ancora detenuti nella Striscia (di cui si stima che solo una ventina sia ancora viva). La pressione cresce anche da parte delle famiglie degli ostaggi, preoccupate dal rischio che i loro cari si trovino proprio nelle aree ora prese di mira.
Dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco lanciato da Hamas nel sud di Israele, i morti palestinesi registrati dalle autorità sanitarie di Gaza sono saliti a 58.895, con oltre 140 mila feriti. Sul fronte israeliano, l’offensiva iniziale ha causato la morte di 1.139 persone e il rapimento di più di 200 civili.
Domenica mattina, nel cuore di Gaza martoriata, il cardinale Pierbattista Pizzaballa ha intanto celebrato messa nella chiesa cattolica della Sacra Famiglia, colpita giovedì 17 luglio da un colpo di mortaio israeliano che ha provocato la morte di tre fedeli cristiani e il ferimento di diversi altri, tra cui il parroco, padre Gabriel Romanelli. È stato lo stesso Romanelli, nonostante le ferite, a concelebrare il rito con il patriarca latino di Gerusalemme.
“Non siete dimenticati”, ha detto Pizzaballa rivolgendosi alla piccola comunità di rifugiati che ha trovato riparo tra le navate danneggiate dell’unica parrocchia cattolica della Striscia.
Affacciato dalla residenza estiva di Castel Gandolfo per l’Angelus domenicale, Leone XIV ha denunciato apertamente l’attacco alla chiesa: “Continuano a giungere notizie drammatiche dal Medio Oriente, in particolare da Gaza. Esprimo il mio profondo dolore per l’attacco dell’esercito israeliano contro la parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, che ha causato la morte di tre cristiani e il grave ferimento di altri”.
“Prego per le vittime – ha aggiunto il pontefice – e sono particolarmente vicino ai loro familiari e a tutti i parrocchiani. Tale atto si aggiunge ai continui attacchi militari contro la popolazione civile e i luoghi di culto a Gaza. Chiedo nuovamente che si fermi subito la barbarie della guerra e si raggiunga una risoluzione pacifica del conflitto”.
Al termine dell’Angelus, Leone XIV ha letto pubblicamente i nomi delle tre vittime cristiane dell’attacco alla parrocchia, sottolineando che “in quei nomi sono presenti tutte le vittime” della Striscia. Una scelta ribadita dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che da Fiera di Primiero, dove si trova in vacanza, ha spiegato che “nei nomi di queste vittime sono presenti tutte le vittime della tragedia di Gaza. Non c’è assolutamente distinzione tra gli uni e gli altri: tutti sono oggetto di una violenza inaccettabile».
“Tutti – ha insistito Parolin – sono vittime di un conflitto che deve terminare al più presto. Li sentiamo presenti nel nostro cuore e, per tutti, imploriamo la pace di Dio”.
Leone XIV ha inoltre ribadito il divieto di punizioni collettive e l’obbligo di protezione dei civili: “Chiedo che siano rispettati i diritti umanitari, in particolare il divieto di uso indiscriminato della forza e dello spostamento forzato della popolazione”. Ha poi concluso ringraziando il Forum internazionale di Azione Cattolica per la maratona di preghiera indetta proprio nella giornata di domenica: “Dalle 10 alle 22, l’invito è a fermarsi per un solo minuto e chiedere al Signore di illuminare i nostri governanti e ispirare loro progetti di pace”.