L’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) ha annunciato che taglierà il suo centro di ricerca con l’obiettivo di deregolamentare l’industria fossile, secondo un ordine della Casa Bianca. Scienziati e ambientalisti denunciano un colpo mortale alla salute pubblica e chiedono al Congresso di intervenire.
L’EPA lavora per ridurre l’inquinamento atmosferico, idrico e terrestre sostenendo la ricerca scientifica a riguardo con analisi sull’aria dopo gravi incendi o sull’acqua contaminata, per esempio, e facendo sì che vengano applicate leggi federali adeguate. L’agenzia contava più di 16.000 dipendenti, fra i quali scienziati, chimici, biologi, tossicologi. Dal secondo insediamento di Donald Trump, circa 3.700 persone si sono già dimesse (quasi il 23%), di cui 325 solo nel dipartimento scientifico, che in totale ha 1.155 assunti e che ora la Casa Bianca ha ordinato di chiudere.
Uno degli amministratori dell’EPA, Lee Zeldin, ha giustificato i tagli al personale e di conseguenza il ritiro di decine di norme ambientali per rendere più economico e agevole il funzionamento delle industrie americane. Da un comunicato stampa emerge che verranno “risparmiati” 748,8 milioni di dollari. “Questa riduzione della forza lavoro – ha dichiarato Zeldin – ci consentirà di adempiere meglio alla nostra missione e di essere al contempo amministratori responsabili dei vostri sudati dollari di tasse”.
“Il dipartimento di ricerca è il cuore e il cervello dell’EPA”, ha commentato al Guardian Justin Chen, presidente dell’American Federation of Government Employees Council 238, che rappresenta più di 8.000 scienziati. “Senza di esso, non abbiamo i mezzi per valutare l’impatto dei cambiamenti sulla salute umana e sull’ambiente. La sua distruzione devasterà la salute pubblica nel nostro Paese”.
Due settimane fa, l’EPA aveva già messo in congedo amministrativo 139 dipendenti per aver firmato una lettera di dissenso contro l’amministrazione Trump.