Inutili sono le chiamate di ammenda del presidente Benjamin Netanyahu, tanto quanto lo sono gli appelli di Papa Leone XIV per la pace perché l’esercito israeliano continua a sparare sui civili a Gaza. Secondo Al Jazeera, altre 70 persone sono morte e almeno 100 sono rimaste ferite dopo che l’IDF ha aperto il fuoco nei pressi di due centri di distribuzione di aiuti umanitari, a Khan Younis (Sud-Ovest) e a Rafah (Nord-Ovest).
Nei giorni scorsi l’unica chiesa cattolica della Striscia, che nei mesi di guerra era stata trasformata in rifugio per assistere gli sfollati, è stata colpita da un proiettile dell’artiglieria israeliana. Tre persone sono morte, una decina è rimasta ferita, fra cui anche il parroco argentino Gabriel Romanelli. L’IDF si è giustificato parlando di “un errore di tiro”. Il Segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Pietro Parolin ha commentato che bisogna dare “il tempo necessario perché ci dicano effettivamente che cosa è successo, se è stato veramente un errore, cosa che si può
legittimamente dubitare o se c’è stata una volontà di colpire direttamente una chiesa cristiana, sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione all’interno del quadro del Medio Oriente e anche nei rapporto tra palestinesi ed ebrei”.
Il presidente Netanyahu, che nell’immediato era stato chiamato con disappunto dal capo della Casa Bianca Donald Trump, ha telefonato anche a Papa Leone XIV per allentare le pressioni e convincere il Pontefice che il negoziato con Hamas prosegue. “Gli sforzi di Israele per garantire un accordo non sono stati ricambiati da Hamas”, si legge sul comunicato pubblicato dalla Sala Stampa della Santa Sede. All’orecchio del primo ministro israeliano, “il Papa ha rinnovato il suo appello affinché venga ridato slancio all’azione negoziale e si raggiunga un cessate il fuoco e la fine della guerra. Inoltre, ha espresso preoccupazione per la drammatica situazione umanitaria della popolazione a Gaza, il cui prezzo straziante è pagato in modo particolare da bambini, anziani e persone malate”. Infine, Netanyahu ha invitato papa Leone XIV in Israele per fare ammenda.
La controparte palestinese non sembra essere della stessa idea di Netanyahu. Le Brigate al-Qassam, che sono a Doha da inizio luglio per negoziare il cessate il fuoco, hanno accusato la delegazione israeliana di aver respinto una proposta per “il rilascio di tutti gli ostaggi in una sola volta”. “Se il nemico rimane ostinato in questo round di negoziati – ha dichiarato il portavoce Abu Obaida ad Al Jazeera – non possiamo garantire un ritorno alle proposte di accordo parziale, inclusa l’offerta di scambio di 10 ostaggi”. Solo qualche ora prima, dall’altra parte dell’Atlantico, il presidente Trump ne aveva annunciato il rilascio “a breve”, senza fornire ulteriori dettagli.
I negoziati a Doha proseguono a rilento con le due parti che continuano ad accusarsi reciprocamente di ostruzionismo. Sul tavolo, la proposta avanzata da Stati Uniti, Qatar ed Egitto prevede un cessate il fuoco di 60 giorni e il rilascio di tutti gli ostaggi da parte di Hamas e dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.