L’ex capo dello staff di Jill Biden, Anthony Bernal, ha scelto di non rispondere alle domande dei repubblicani sulla salute mentale dell’ex presidente e sull’uso dell’autopen per firmare atti ufficiali. Dopo l’ex dottore presidenziale Kevin O’Connor, è il secondo ex collaboratore dell’orbita Biden a invocare il Quinto Emendamento nell’ambito di un’inchiesta aperta a inizio giugno dalla Commissione di supervisione della Camera sul declino mentale di Joe Biden protetto dal suo entourage e sulla possibilità che alcuni documenti siano stati certificati da altre persone.
Il deputato repubblicano James Comer, anche presidente della Commissione, ha commentato alla fine della testimonianza, praticamente inesistente da parte di Bernal: “Credo che il popolo americano sia preoccupato che a prendere le decisioni alla Casa Bianca non solo fossero persone che non erano state elette ma che nessuno sa di preciso chi fossero”.
Invocare il Quinto Emendamento, che fra gli altri garantisce il diritto a non testimoniare contro se stesso e ad avere un giusto processo, non è reato, ha risposto l’avvocato di Bernal, Jonathan Su, all’uscita.
Oltre a Bernal, Comer ha chiamato a testimoniare una decina di altri collaboratori di Biden: gli ex capi dello staff della Casa Bianca Ron Klain e Jeff Zients, insieme ai vice Bruce Reed e Annie Tomasini; gli ex consiglieri Mike Donilon e Anita Dunn; l’ex consigliere del presidente Steve Ricchetti; l’ex assistente del presidente Ashley Williams. Non sono ancora stati coinvolti, invece, l’ex vicepresidente Kamala Harris e i familiari di Biden, ma non è esclusa una loro convocazione.
I democratici bollano l’intera inchiesta come una farsa politica. Lo stesso Biden, in un’intervista al New York Times, ha negato le accuse mosse dall’attuale presidente Donald Trump e dal GOP secondo le quali, durante gli ultimi mesi del suo mandato, sarebbero stati i suoi collaboratori a concedere grazie e condoni a diverse persone. “Sono bugie – ha dichiarato Biden al giornale –. Ho preso ogni decisione consapevolmente”.
I repubblicani, invece, sostengono che nel caso in cui Biden venisse riconosciuto come mentalmente incapace gli atti ufficiali firmati con l’autopen potrebbero essere invalidi. Ù
Newsweek riferisce che alcuni avvisi di comparizione inviati da Comer per l’indagine sono stati firmati con l’autopen e che anche lo stesso Trump durante il primo mandato ha utilizzato il device per diversi ordini esecutivi.