Con accordi diplomatici maturati lontani dai riflettori, gli Stati Uniti hanno appena compiuto un’azione decisamente selettiva: cinque presunti criminali, definiti “talmente barbari da essere rifiutati dai loro paesi d’origine” sono stati trasferiti in Eswatini, una piccola monarchia africana. Una decisione che ha richiesto un impegno logistico e finanziario che va ben oltre le deportazioni di massa a livello convenzionale.
L’operazione, è stata annunciata sulla piattaforma X da Tricia McLaughlin, assistente segretaria alla sicurezza interna e riguarda soggetti provenienti da Vietnam, Giamaica, Cuba, Yemen e Laos, tutti con precedenti per reati come omicidio e stupro di minorenni, o con legami confermati con bande criminali.
Considerati individui capaci di seminare terrore nelle comunità americane sono stati allontanati senza che venissero resi noti dettagli come data, orario o modalità degli spostamenti.
Tuttavia il ricorso a voli charter, e in alcuni casi militari, per trasporti ad “alto rischio” , non è economico: un trasferimento ordinario con Boeing 737 o MD-80 costa circa 8.600 dollari all’ora, mentre uno di tipo “high-risk” può aggirarsi tra 6.900 e 26.800 dollari l’ora, ICE Air Operations prioritizes safety and security for its passengers | ICE.
Considerando che ogni viaggio intercontinentale dura diverse ore, la spesa per questa singola operazione può facilmente superare i 50.000 dollari. Nel caso venissero utilizzati aerei militari, come i C‑17 o i C‑130, i costi potrebbero lievitare drasticamente: un C‑17 costa circa 252.000 dollari per rotta, mentre un C‑130 può arrivare a 816.000‑852.000 dollari, come riportato da The Economic Times.
Appare dunque evidente che l’intervento sia riservato a pochissimi individui, una deportazione che può essere solo su misura. Ancora non è chiaro se questi soggetti fossero in carcere o in custodia amministrativa, né quali misure verranno prese una volta sbarcati in Africa: le autorità locali non hanno fornito indicazioni su accordi, detenzione o seguente percorso legale.
Non sono mancate polemiche e reazioni. Ingiphile Dlamini, portavoce del gruppo pro-democrazia SWALIMO, ha denunciato la totale mancanza di comunicazioni ufficiali e ha messo in guardia sui rischi per la popolazione locale, in un paese poverissimo e governato da una monarchia assoluta dallo scarso rispetto dei diritti civili. Proteste pro-democrazia nel 2021 avevano già provocato morti e detenzioni violente, e ora Eswatini si trova a gestire senza preavviso individui con un “background complesso e condanne gravi”.
Anche l’Italia che si confronta da anni con la gestione dei rimpatri e delle espulsioni ha consolidato patti con l’Albania per facilitare il ritorno dei migranti irregolari o con precedenti penali. Anche quest interventi sono estremamente costosi: avvengono spesso attraverso voli charter o navi e possono oscillare tra 16.000 e 32.000 dollari, a seconda del numero di persone e del vettore utilizzato.
L’uso di paesi terzi per inviare detenuti impone questioni etiche e diplomatiche: alcuni analisti sostengono che accordi del genere funzionano in cambio di concessioni su tariffe, aiuti o visti, ma la mancanza di trasparenza solleva forti dubbi sui diritti umani e sulla legittimità delle procedure