A Fortaleza, in Brasile, il sex bar Cabaré Thatys Drinks ha deciso di rispondere a modo suo ai dazi imposti dagli Stati Uniti con una “piccante” ritorsione notturna: una sovrattassa del 50% per i clienti americani.
La provocazione è finita rapidamente sotto i riflettori dopo che un turista statunitense ha postato la ricevuta del famigerato “Programa” — un servizio notturno “all inclusive” — mostrando il rincaro applicato con una postilla esplicita: “Tariffa Trump”. Il post ha collezionato quasi 150.000 retweet in poche ore, scatenando discussioni.
La tassa extra è una reazione diretta ai dazi del 50% annunciati da Donald Trump sulle merci brasiliane. Secondo la Casa Bianca, le nuove misure servono a tutelare l’economia americana, incentivare la produzione interna e “prepararsi alle emergenze”.
Trump ha giustificato l’imposizione con presunti motivi di sicurezza nazionale e ha espresso malcontento per come il Brasile ha gestito un’indagine sull’ex presidente Jair Bolsonaro. Nonostante il Brasile sia stato finora uno dei partner commerciali più rilevanti degli Stati Uniti, il presidente non intende abbassare la guardia. Il direttore del Consiglio economico nazionale Kevin Hassett ha definito i dazi parte di un più ampio piano di “onshoring” produttivo che mira a “riportare le fabbriche a casa”, anche se nel frattempo si perdono un po’ di amici commerciali lungo la strada.
E infatti il Brasile non è il solo a essere finito nel mirino della politica tariffaria americana: anche UE e Messico dovranno fare i conti con un nuovo dazio del 30% a partire da agosto. Le reazioni non si sono fatte attendere.
La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha fatto appello alla diplomazia, auspicando un accordo prima che il colpo venga sferrato. Nel frattempo, con tono meno diplomatico, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha avvertito che le tariffe potrebbero sconvolgere le catene di approvvigionamento transatlantiche, e ha promesso una valutazione rapida delle contromisure.