Giovedì 17 luglio, in diverse città degli Stati Uniti gli oppositori del governo Trump scenderanno in strada per esprimere il loro dissenso nei confronti dell’amministrazione.
Le prossime proteste, denominate “Good Trouble Lives On”, seguono altre manifestazioni a livello nazionale, organizzate dal movimento 50501 (50 proteste, 50 stati, un movimento) e da altri gruppi anti-Trump.
Lo scorso 14 giugno, milioni di persone sono scese in piazza per le proteste “No Kings”, in concomitanza con la mega parata militare a Washington DC, per celebrare il 250° anniversario dell’esercito americano, e con il 79° compleanno del leader repubblicano. Durante il weekend del 4 luglio, invece, in tutto il paese si sono svolti eventi “Free America” per protestare contro le politiche governative.
Giovedì, dunque, in tutti i 50 stati del paese si terranno manifestazioni in occasione del quinto anniversario della morte di John Lewis, deputato democratico e icona dei diritti civili. Lewis aveva spesso predicato l’importanza di cacciarsi in “good trouble”, sostenendo la resistenza non violenta.
Le proteste si svolgeranno tra le strade di oltre 40 città americane, tra cui New York, Los Angeles, Chicago, Detroit, Denver, Seattle e Miami.
“Stiamo assistendo alla più sfacciata revoca dei diritti civili degli ultimi decenni”, hanno dichiarato gli organizzatori delle manifestazioni, “Che tu sia indignato per gli attacchi al diritto di voto, lo smantellamento dei servizi essenziali, la scomparsa dei nostri vicini o l’attacco alla libertà di parola e al nostro diritto di protesta, questo movimento è per te. Trump sta cercando di dividerci, ma noi conosciamo il potere dell’unione”.
Allison Pulliam e Christine Wood, co-direttrici della Declaration for American Democracy Coalition, in un comunicato hanno invece spiegato: “John Lewis ci ha insegnato il potere delle persone che si uniscono per un’azione collettiva pacifica. Questo è il nostro momento per portare avanti la sua eredità, e trasmetterla alle generazioni future”.
I manifestanti, sul loro sito web, chiedono la fine della “repressione estrema dei diritti civili da parte dell’amministrazione Trump”, “degli attacchi contro gli afroamericani, gli immigrati, le persone trans e altre comunità” e lo stop dei “tagli ai programmi su cui fanno affidamento i lavoratori, tra cui Medicaid, SNAP e Social Security”.