Lunedì la Corte Suprema ha accolto la richiesta dell’amministrazione Trump di revocare l’ordinanza di un giudice che imponeva la reintegrazione di circa 1.400 dipendenti del Dipartimento dell’Istruzione precedentemente licenziati, nell’ambito del progetto di smantellamento dell’agenzia sostenuto dal presidente.
L’amministrazione federale ha sostenuto che il giudice distrettuale statunitense Myong Joun ha “oltrepassato i limiti”, emettendo un’ingiunzione preliminare il mese scorso con il quale aveva tentato di ostacolare i propri piani.
Il procuratore John Sauer ha osservato che l’Alta Corte aveva recentemente revocato un’altra ordinanza emessa da Joun contro l’amministrazione, relativa ad alcune sovvenzioni per l’istruzione.
“Per la seconda volta in tre mesi, lo stesso tribunale distrettuale ha ostacolato l’autorità dell’esecutivo di gestire il Dipartimento dell’Istruzione, nonostante non avesse la giurisdizione per mettere in discussione le decisioni di gestione interna dell’esecutivo”, aveva affermato Sauer.
L’azione legale presso la Corte Suprema consente all’amministrazione di riprendere i lavori per la chiusura del dipartimento, una delle più grandi promesse elettorali di Trump. In un post pubblicato lunedì sera sui suoi social media, il presidente ha affermato che l’Alta Corte “ha consegnato una grande vittoria a genitori e studenti di tutto il Paese”. Ha aggiunto che la decisione permetterà alla sua amministrazione di avviare “l’importantissimo processo” di restituzione di molte delle funzioni del dipartimento “AGLI STATI UNITI”.
“Oggi la Corte Suprema ha confermato ancora una volta l’ovvio: il Presidente degli Stati Uniti, in quanto capo del potere esecutivo, ha l’autorità suprema per prendere decisioni sui livelli di personale, sull’organizzazione amministrativa e sulle operazioni quotidiane delle agenzie federali”, ha invece affermato Linda McMahon, segretaria all’istruzione.
La decisione dei giudici non è stata unanime. I magistrati Ketanji Brown Jackson, Elena Kagan e Sonia Sotomayor, infatti, avevano votato contro la richiesta dell’amministrazione. “Quando l’esecutivo annuncia pubblicamente la sua intenzione di infrangere la legge e poi mantiene quella promessa, è dovere della magistratura controllare tale illegalità, non accelerarla”.
Secondo un sindacato che rappresenta parte del personale dell’agenzia, i dipendenti del Dipartimento dell’Istruzione presi di mira dai licenziamenti sono in congedo retribuito da marzo.
L’ordine di Joun aveva impedito al dipartimento di licenziarli definitivamente, sebbene a nessuno fosse stato permesso di tornare al lavoro, secondo l’American Federation of Government Employees Local 252. Senza Joun, i lavoratori sarebbero stati licenziati all’inizio di giugno.
Il Dipartimento dell’Istruzione aveva dichiarato all’inizio di giugno che stava “valutando attivamente come reintegrare” i dipendenti. In un’email del dipartimento si chiedeva loro di comunicare se avessero trovato un altro impiego, affermando che la richiesta aveva lo scopo di “favorire un rientro in servizio sereno e consapevole”.