Dopo che l’amministrazione Trump ha ordinato lo smantellamento dell’U.S. Agency for Global Media a marzo, i media statali cinesi hanno aumentato la loro presenza internazionale, approfittando del vuoto lasciato da Voice of America e da altri organi d’informazione statunitensi.
Il Wall Street Journal evidenzia che l’ordine esecutivo ha ridotto il budget di circa 900 milioni di dollari, provocando licenziamenti, sospensioni e la chiusura di programmi internazionali.
In paesi come Indonesia, Thailandia, Nigeria, Etiopia e persino Corea del Nord, le trasmissioni statunitensi sono state ridotte o interrotte, lasciando spazio alla narrativa pro-Cina, focalizzata su sviluppo, stabilità e cooperazione economica, in netto contrasto con i temi democratici promossi da VOA.
In Asia la presenza cinese è favorita dalla forte diaspora e dagli interessi economici nella regione. In Africa, CGTN e China Radio International hanno esteso la loro programmazione nelle lingue locali (come hausa, yoruba e igbo) per raggiungere un pubblico più vasto, in un contesto di massicci investimenti cinesi in infrastrutture e commercio.
La decisione di Trump di tagliare i fondi è stata giustificata come una misura per ridurre gli sprechi e allineare i contenuti agli obiettivi della politica estera americana. Tuttavia, molti critici — negli Stati Uniti e all’estero — sostengono che ciò abbia indebolito l’influenza americana, in particolare nei paesi autoritari dove VOA rappresentava una rara fonte di informazione indipendente.
Le trasmissioni in Cina, Iran e Corea del Nord sono state tra le più colpite. In Corea del Nord, ad esempio, la programmazione radiofonica notturna è stata interrotta, nonostante rappresentasse una delle poche fonti di notizie esterne per la popolazione.
Kari Lake, nominata da Trump per guidare l’agenzia, ha accusato VOA di essere politicizzata e inefficiente, mentre media e funzionari cinesi hanno accolto il ridimensionamento come una vittoria ideologica. Secondo il Wall Street Journal, una revisione indipendente del 2024 ha confermato che i servizi in russo, cinese e persiano erano generalmente equi e accurati, nonostante alcune carenze.
Un giudice federale ha ordinato il ripristino parziale della programmazione. Tuttavia, il bilancio proposto da Trump per il prossimo anno prevede la chiusura definitiva dell’agenzia. Alcuni repubblicani spingono per la creazione di un ente più snello che mantenga una presenza mediatica americana nel mondo.