Un violento incendio ha devastato l’area del North Rim del Parco nazionale del Grand Canyon, in Arizona cancellando in poche ore tra i 50 e gli 80 edifici esistenti e alimentando il dolore di chi considera quella zona un patrimonio non solo naturale, ma anche affettivo e culturale. Il Dragon Bravo Fire, innescato il 4 luglio, si è mostrato particolarmente imprevedibile e si è esteso rapidamente su oltre 2.000 ettari di terreno, sospinto da raffiche di vento fino a 65 km/h.
L’incendio ha colpito un’area remota, che accoglie solo il 10% dei visitatori annuali, ma dove si trovava il celebre Grand Canyon Lodge, unica struttura ricettiva interna del versante nord. A distanza di pochi giorni, un secondo fronte, il White White Sage Fire, è divampato nella foresta nazionale di Kaibab, arrivando a bruciare oltre 16.000 ettari e costringendo all’evacuazione centinaia di persone.
Il Grand Canyon Lodge, simbolo dell’accoglienza nel parco, con la sua imponente facciata in pietra calcarea, il tetto spiovente e le travi in legno di ponderosa è stato completamente distrutto. La società Aramark, che gestiva il fabbricato, ha confermato che tutti gli ospiti e i dipendenti sono stati evacuati in sicurezza, ma ha espresso profonda tristezza per la perdita, definendola una ferita per il retaggio nazionale.
I funzionari del parco hanno comunicato che tra gli edifici persi figurano anche la stazione di servizio e un impianto per il trattamento delle acque reflue, che ha provocato una fuga di gas di cloro, complicando l’intervento dei soccorritori, oltre a diversi alloggi per i personale e varie cabine storiche.
Nel corso di una riunione con i residenti e gli addetti all’area, il sovrintendente Ed Keable ha elencato i danni, citando anche la possibile perdita di alcuni archivi storici custoditi nel lodge e della celebre statua in bronzo di 270 kg raffigurante Brighty, l’asino simbolo del canyon.
Il senatore dell’Arizona Ruben Gallego ha commentato che lo Stato non ha perso solo una struttura storica, ma un pezzo della propria identità. Ha poi appoggiato la richiesta della governatrice Katie Hobbs per un’indagine completa sulla gestione dell’accaduto, sottolineando la necessità di chiarire perché si sia inizialmente adottata una strategia di “contenimento e confinamento” e non di soppressione totale.
Secondo i rilievi dei vigili del fuoco, solo dopo l’improvvisa escalation del rogo, agevolata da alte temperature, bassa umidità e forti venti, si è optato per un’azione aggressiva. Hobbs ha dichiarato che i cittadini meritano risposte su come sia stato possibile lasciare che il Grand Canyon subisse danni di tale portata.
Nel frattempo, il White Sage Fire continua a minacciare la regione. Le autorità riferiscono che le linee di contenimento stanno tenendo, ma il rogo resta completamente fuori controllo. Il servizio forestale degli Stati Uniti, ritiene che entrambi gli incendi siano stati causati da fulmini.