Trump ha cambiato idea, di nuovo. Due settimane dopo lo stop agli aiuti militari diretti all’Ucraina, gli Stati Uniti riprenderanno a inviare armi a Kyiv, ma stavolta solo per interposta persona. Missili, munizioni e sistemi di difesa aerea saranno infatti consegnati da Washington agli alleati della NATO, che provvederanno a girarli a Kyiv.
L’annuncio è arrivato lunedì mattina (ora locale) nello Studio Ovale, durante il faccia a faccia tra il presidente USA e il segretario della NATO Mark Rutte. Presenti all’incontro anche il vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e il capo del Pentagono Pete Hegseth.
“Forniremo a Kyiv i migliori sistemi d’arma del mondo“, ha detto Trump. E a chi gli chiedeva se si trattasse di missili Patriot o intere batterie Trump ha replicato che “è tutto incluso”. I Paesi alleati trasferiranno parte delle proprie scorte di Patriot a Kyiv per poi ricevere da Washington nuove unità sostitutive. L’accordo, secondo Trump, prevede che gli europei comprino “miliardi di dollari di equipaggiamento militare” dalle aziende statunitensi e al contempo facciano sì che le armi vengano “rapidamente distribuite sul campo di battaglia” agli ucraini.
“La NATO coordinerà la distribuzione,” ha spiegato Trump. “Stiamo costruendo armi di altissimo livello. Le daremo alla NATO, che le invierà dove servono”. Poco dopo, Rutte ha aggiunto che “questo permetterà all’Ucraina di ottenere grandi quantità di equipaggiamento: difese aeree, missili, munizioni. È un passaggio fondamentale”.
Il piano era stato avanzato in forma molto simile due settimane fa dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante il vertice NATO dell’Aia. Trump inizialmente aveva nicchiato. Poi però è cambiato tutto. Secondo fonti ben informate, la sua frustrazione nei confronti di Putin sarebbe esplosa dopo l’ultima telefonata del 3 luglio, definita eufemisticamente “infruttuosa”. “Parlo spesso con Putin. Le conversazioni sono piacevoli. Ma non contano nulla, se poi i missili colpiscono le città. È tutto fumo finché non arrivano su Kyiv. E questa cosa deve finire”.
Dopo aver ricordato che “l’invasione dell’Ucraina non sarebbe mai avvenuta se fossi stato presidente nel 2022”, Trump ha ammesso di aver pensato che una tregua tra Kyiv e Mosca potesse essere imminente “almeno quattro volte“. Salvo poi, puntualmente, ricredersi. Ma a un giornalista che gli chiedeva quanto lontano fosse disposto a spingersi nel caso Mosca si metta di traverso, Trump ha tagliato corto: “Non mi faccia una domanda del genere. Voglio solo che la guerra venga chiusa. Alla fine, avere un’Europa forte è una cosa molto positiva”.
Oltre alle armi, c’è poi anche l’ormai consueta leva commerciale. Se entro cinquanta giorni non verrà raggiunto un accordo di cessate il fuoco, Trump ha infatti promesso “tariffe secondarie del 100%” contro i Paesi che comprano beni dalla Russia, a cominciare da petrolio e gas. “Non serve il Congresso per questo”, ha dichiarato Trump. “Lo faremo. È molto semplice”.
Il riferimento è al progetto di legge bipartisan in discussione al Senato, promosso da Lindsey Graham e Richard Blumenthal e firmato da cinquanta senatori, che prevede dazi fino al 500% contro chi commercia con Mosca. “Non sono sicuro che ci serva quella legge”, ha commentato lunedì Trump. “Ma è bene che ci lavorino. Non voglio dire che sia inutile, non voglio fargli perdere tempo. Potrebbe essere utile. Vedremo”.
Dal canto suo, Rutte ha elogiato l’impegno americano e ha sottolineato che “gli europei si stanno assumendo le proprie responsabilità. È una decisione storica, che si inserisce nel successo del vertice NATO nei Paesi Bassi” – in occasione del quale gli alleati si sono impegnati a portare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035.
Cosa sono i Patriot (e perché l’Ucraina ne ha bisogno)
Il Patriot è tra i più avanzati sistemi mobili di difesa aerea mai sviluppati dagli Stati Uniti. In servizio dagli anni Ottanta, è progettato per intercettare aerei, missili balistici e da crociera, a seconda della configurazione. Le varianti più moderne, come il PAC-3 CRI, colpiscono il bersaglio con precisione cinetica, mentre i modelli più vecchi agiscono per detonazione ravvicinata.
Per Kyiv si tratta di una versione rudimentale dell’Iron Dome israeliano. Serve infatti a proteggere infrastrutture strategiche, centrali elettriche e aree urbane dai bombardamenti quotidiani condotti dalla Russia. Lo stop inizialmente annunciato dal Pentagono a inizio luglio aveva generato forte apprensione nella leadership ucraina. Uno dei nodi è che si tratta di sistemi tanto sofisticati quanto onerosi: una singola batteria supera il miliardo di dollari, ogni missile intercettore si aggira sui quattro milioni.
Ciascuna batteria comprende radar multifunzione, centro di comando, lanciatori verticali e veicoli di supporto logistico, con un raggio operativo che oltrepassa i 150 chilometri. Secondo il Dipartimento della Difesa americano, nel 2023 un Patriot ucraino avrebbe persino neutralizzato un missile Kinzhal, definito da Mosca ipersonico, ovvero capace di viaggiare a oltre cinque volte la velocità del suono.