Percentuali abbastanza ragionevoli fino a quella di mercoledì sera. Il presidente Donald Trump ha pubblicato sul suo profilo di Truth Social la lettera sui dazi commerciali che ha inviato al Brasile, dove parla di un 50% su tutti i prodotti esportati a partire dal 1° agosto e minaccia di raddoppiarli nel caso di ritorsioni.
Il capo della Casa Bianca ha difeso la cifra sostenendo che il Brasile si sta scagliando contro “le elezioni libere e contro il diritto alla libertà di espressione dei cittadini” statunitensi, vista la “recente decisione della Corte Suprema brasiliana che emesso centinaia di ordini di censura illegali e segreti contro le piattaforme social degli Stati Uniti, minacciando milioni di dollari di multe”. Di più: Trump ha denunciato la “caccia alle streghe” contro l’ex presidente Jair Bolsonaro, in attesa di processo per aver organizzato il colpo di Stato nel 2023. “Il modo in cui il Brasile lo sta trattando è una vergogna – ha scritto su Truth Social Trump – e non dovrebbe esserci alcun processo. Questa caccia alle streghe deve finire immediatamente”.
In risposta, l’attuale presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha convocato una riunione di emergenza in Parlamento. Sono presenti il ministro delle Finanze Fernando Haddad, il ministro degli Esteri Mauro Vieira, il cancelliere Mauro Vieira e il ministro dello Sviluppo, Industria, Commercio e Servizi e vicepresidente brasiliano Geraldo Alckmin, che ha denunciato la misura come “ingiusta”.
Intanto, una decina di altri Paesi ha già ricevuto una lettera sui dazi commerciali che gli Stati Uniti hanno intenzione di applicare dal 1° agosto. Assente da questo elenco l’Unione Europea. Gli ambasciatori dei 27 Paesi membri sono riuniti da inizio settimana a Bruxelles per trovare un punto d’incontro. Secondo alcune indiscrezioni del Financial Times, l’UE sarebbe “pronta a siglare un’intesa temporanea che fissi i dazi reciproci al 10%”. Tuttavia, Trump potrebbe voler rilanciare con una cifra più alta “di quella concordata con il Regno Unito”, l’unico Paese oltre al Vietnam ad aver già firmato un accordo con la Casa Bianca.