Ennesima inversione di tendenza da parte di Trump, questa volta sulla guerra russo-ucraina. Ieri il presidente americano si è lanciato in un forte attacco all’omologo russo Vladimir Putin. “Se volete sapere la verità, Putin dice un sacco di str***e. È sempre molto gentile, ma non significa nulla”. Un attacco frontale non da poco lanciato durante la cena con il premier israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca. La dichiarazione è anche un cambio di passo rispetto alla strategia decisa il 2 luglio di fermare l’invio di armi difensive all’Ucraina. “Vogliamo dare armi difensive all’Ucraina”, ha affermato in seguito, perché “Putin non sta trattando bene gli esseri umani. Sta uccidendo troppe persone”.
Parallelamente il presidente americano ha annunciato che sta esaminando “molto attentamente” nuove sanzioni a Mosca e una proposta di legge in merito. Curiosa la dinamica interna all’amministrazione sulla precedente decisione di sospendere gli aiuti a Kiev. In una telefonata con Zelensky del 4 luglio, secondo Axios, Trump avrebbe detto che il blocco agli aiuti militari era stata una decisione presa in autonomia dal Pentagono e della quale lui era all’oscuro. Durante la dichiarazione al ricevimento con Netanyahu il segretario alla Difesa Pete Hegseth annuiva, nonostante sia stato l’artefice del blocco degli aiuti all’Ucraina insieme al sottosegretario del Pentagono Elbridge Colby, sostenitore di un dirottamento dell’impegno militare americano dall’area europea e mediorientale a quella asiatica.
La Casa Bianca è quindi pronta a sostenere un invio dei costosi e rari super missili difensivi Patriot, 186 i sistemi operativi in tutto il mondo, 8 si trovano in Ucraina. A questa notizia la Russia ha risposto con le dichiarazioni del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, l’invio di armi all’Ucraina “non è in linea con i tentativi di promuovere una soluzione pacifica. Non ci sono state informazioni definitive sull’interruzione o la sospensione della consegna, dato che sono state rilasciate molteplici dichiarazioni controverse”.
Ma la risposta più importante è arrivata sul campo con un fortissimo attacco avvenuto nella notte fra mertedì e mercoledì, il più grande, secondo le forze armate di Kiev, dall’inizio della guerra. Ad essere attaccate sono state le zone occidentali dell’Ucraina, Lutsk, Leopoli, Khmelnytskyi e Ternopil. L’offensiva è stata lanciata con 728 droni e 13 missili, l’Aeronautica Militare ucraina avrebbe distrutto 711 droni e 7 missili. Si intensifica nuovamente lo scontro con una risposta militare immediata alle parole di Trump.
Di fronte all’assenza di risultati concreti sulla risoluzione del conflitto, il presidente americano ha optato per alzare il tiro e per provare a intimorire la Russia. In quello che spesso sembra un gioco fra i due leader – qualche giorno fa Putin si è alzato da una conferenza dicendo di dover rispondere al telefono a Trump perché non si arrabbiasse – il presidente americano prova a scuotere la situazione. Ma dall’altro lato ottiene, per ora, risposte decise.