Domani, 10 luglio, Francis Charles Kaufmann farà ritorno in Italia. L’uomo, 46 anni, è al centro di una delle inchieste più controverse e inquietanti dell’ultimo anno: accusato del duplice omicidio della compagna Anastasia Trofimova e della figlia di cinque anni, Andromeda, uccise a Roma a Villa Pamphili nel quartiere Monteverde, verrà trasferito da Larissa, in Grecia, dove era stato arrestato dopo un mese di fuga. Al suo arrivo a Roma sarà immediatamente sottoposto a un prelievo di DNA, come disposto dalla Procura, per accertare con certezza la paternità della bambina. Entro cinque giorni, si terrà l’interrogatorio di garanzia. . Davanti ai magistrati, Kaufmann si è dichiarato innocente.
Nel frattempo, sono emersi nuovi dettagli medico-legali: secondo indiscrezioni, il corpo di Anastasia presenterebbe lievissime striature e graffi sul collo, compatibili con una compressione mirata, forse riconducibile a un soffocamento non violento, la cosiddetta “dolce morte”. Tuttavia, l’autopsia non ha rilevato segni univoci di violenza, complici le avanzate condizioni di decomposizione del cadavere. La Procura ha quindi disposto nuovi esami istologici, i cui esiti sono attesi entro fine luglio. Senza una causa certa della morte, hanno fatto sapere fonti investigative, l’estradizione sarebbe potuta saltare.
La madre della vittima, Tatiana Zemliakova, residente in Siberia, è stata determinante nel riconoscimento del corpo grazie a dettagli come i tatuaggi. Ora la Procura vorrebbe ascoltarla nell’ambito di rogatorie internazionali, avviate anche verso gli Stati Uniti.
Kaufmann si era fatto conoscere in Italia con lo pseudonimo “Rexal Ford”, spacciandosi per regista e produttore. Ma dietro questa identità, secondo gli inquirenti, si nascondeva un sistema di raggiri che potrebbe ora allargare l’inchiesta: al centro delle indagini, infatti, il film mai distribuito “Stelle della Notte”, per cui è stato concesso un tax credit da oltre 850.000 euro.
La Direzione Cinema del Ministero della Cultura ha trasmesso tutta la documentazione alla Procura. Le verifiche puntano a chiarire se i fondi siano stati effettivamente erogati e a chi. Kaufmann avrebbe agito tramite società di comodo e prestanome, aggirando i controlli con documentazione ritenuta irregolare. In questo contesto si è dimesso Nicola Borrelli, direttore generale Cinema, su invito non ufficiale ma gradito del ministro Sangiuliano, dopo aver criticato la legge attuale sul tax credit, definendola strutturalmente inadeguata a prevenire abusi.
Il Ministero attende ora risposte dalla società Coevolution, produttore esecutivo del film, che dovrà fornire entro il 14 luglio copia dell’opera (di cui esisterebbe solo una bozza di girato) e la prova che le spese siano state realmente sostenute in Italia. In caso di irregolarità, il fascicolo sarà trasmesso alla Guardia di Finanza. Finora il Ministero ha già segnalato quasi 200 opere sospette, per un totale di oltre 6 milioni di euro di benefici fiscali contestati.
Non è l’unico progetto sospetto. Pochi mesi prima del delitto, Kaufmann avrebbe tentato di ottenere fondi per un secondo film, questa volta a tema LGBTQIA+. In alcune email – ora acquisite dagli inquirenti – lui e un socio avrebbero chiesto un acconto di 10.000 dollari a un produttore americano. La proposta, accompagnata da rassicurazioni ritenute poco credibili, fu respinta.
Con il ritorno in Italia di Kaufmann, si apre ora una fase decisiva. La giustizia italiana potrà interrogarlo, confrontare il suo DNA con quello della bambina e approfondire il reticolo di trame che va ben oltre il delitto. Un uomo, certo. Ma anche un intero sistema da interrogare.