Una nuova ricerca guidata dall’antropologa e paleobiologa Nina Jablonski e dalla biologa evolutiva Tina Lasisi, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, mostra che il cuoio capelluto umano ha svolto un ruolo cruciale nell’evoluzione della nostra specie. I capelli lunghi e ricci avrebbero protetto i primi Homo erectus dal calore della savana africana, favorendo così lo sviluppo del cervello.
Lo studio evidenzia anche i meccanismi genetici che permettono ai follicoli piliferi umani di restare attivi per anni, aprendo la strada a nuove terapie contro la calvizie.
Il fondamento teorico della ricerca si basa sul rapporto tra evoluzione umana e termoregolazione. Gli autori dimostrano che l’essere umano è unico tra i mammiferi non solo per la distribuzione selettiva della peluria, ma anche per la grande variabilità della texture dei capelli, che ha facilitato l’adattamento a climi diversi.
Come spiega Jablonski, l’uomo ha perso la pelliccia corporea circa due milioni di anni fa per migliorare la dissipazione del calore durante attività prolungate in ambienti caldi, grazie alla sudorazione e alla postura eretta. Tuttavia, la calotta cranica, esposta direttamente ai raggi solari, necessitava di una protezione aggiuntiva per salvaguardare il cervello, particolarmente sensibile al calore.
Lo studio sperimentale, condotto con l’ausilio di manichini termici e pubblicato anche sul FASEB Journal, ha utilizzato parrucche con capelli di varie texture (lisci, ondulati, ricci) per misurare il flusso termico in condizioni controllate di temperatura, umidità e radiazione solare.
I risultati mostrano che i capelli riducono significativamente l’assorbimento di calore solare rispetto a una testa rasata. In particolare, i capelli ricci si sono dimostrati i più efficaci nel limitare il riscaldamento e nel ridurre la quantità di sudore necessaria per mantenere l’equilibrio termico.
Jablonski, nota anche per i suoi studi su pelle e pigmentazione, sottolinea che i capelli non hanno solo una funzione biologica, ma rappresentano anche un potente strumento di comunicazione sociale ed estetica.
“Una volta che il corpo è diventato glabro e la testa ha mantenuto i capelli, le persone hanno iniziato a usarli per esprimere chi sono, a quale gruppo appartengono e persino il loro status sociale”, spiega l’antropologa.
Molte culture indigene e tradizionali attribuiscono significati profondi alle acconciature: le trecce nelle culture africane, i capelli lunghi tra i nativi americani, i riti di rasatura in alcune religioni.
In numerose civiltà antiche — come in Egitto, Grecia e India — la lunghezza, il colore e lo stile dei capelli erano strettamente legati al rango sociale, alle caste o ai ruoli religiosi.