A tre anni dalla fine della protezione costituzionale per l’aborto negli USA, crescono le prove che le leggi restrittive stiano influenzando le scelte di vita e lavoro di molte donne. Uno studio del National Bureau of Economic Research, – un’importante istituzione di ricerca economica non profit e indipendente con sede negli Stati Uniti – stima che circa 146.000 residenti abbiano lasciato 13 stati con divieti totali o parziali, coinvolgendo sia il personale medico sia le pazienti.
A migrare sono soprattutto donne giovani e professioniste, spinte dalla paura di complicazioni mediche, dai costi elevati dell’assistenza sanitaria o da ostacoli all’avanzamento di carriera. In alcuni casi, la decisione di trasferirsi arriva dopo aborti negati anche in presenza di gravi problemi fetali.
Molti medici, in particolare ginecologi, ostetrici e medici d’urgenza, stanno abbandonando gli stati con divieti sull’aborto per una combinazione di ragioni. Temono gravi conseguenze legali, tra cui multe, revoca della licenza o persino il carcere per aver trattato pazienti con complicazioni. In diversi casi, sono costretti ad attendere che le condizioni delle pazienti peggiorino, finché non siano “abbastanza in pericolo” da giustificare un intervento. A tutto questo si aggiungono difficoltà lavorative quotidiane: la riduzione del numero di pazienti e la fuga di colleghi rendono il lavoro più isolato, difficile e meno gratificante.
The Wall Street Journal riporta che, il fenomeno è particolarmente marcato tra giovani single e professionisti ben istruiti, come universitarie e medici, che scelgono dove vivere o lavorare valutando anche l’accesso garantito all’aborto.
The Guardian e altre testate segnalano che molti medici OB-GYN (ostetrici e ginecologi) e professionisti sanitari stanno lasciando stati come Idaho o Texas, preoccupati dai divieti che complicano gravemente le cure d’emergenza. Il New Yorker racconta in dettaglio la crisi degli OB-GYN in Texas: molti hanno scelto di andarsene o ritirarsi, generando una grave carenza di assistenza materna nelle aree rurali.