Quando la “bromance” si spezza, i cocci arrivano lontano. Il presidente degli Usa Donald Trump ha definito “ridicola” la decisione del suo ex alleato, il miliardario Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, di creare il suo partito politico, l’America Party. Ma Musk può davvero dare fastidio al partito repubblicano? Probabilmente sì.
“Penso sia ridicolo avviare un terzo partito. Abbiamo un enorme successo con il Partito Repubblicano – ha detto rispondendo a una domanda dei giornalisti prima di salire sull’Air Force One a Morristown, in New Jersey – i democratici hanno perso la loro strada, ma è sempre stato un sistema bipartitico, e credo che creare un terzo partito aggiunga solo confusione”.
Poi ha elaborato, a lungo, in un post sul suo social Truth. “Mi rattrista vedere Elon Musk deragliare completamente, essenzialmente un INCIDENTE FERROVIARIO nelle ultime cinque settimane. Ora vuole persino fondare un Terzo Partito Politico, nonostante il fatto che non abbiano mai avuto successo negli Stati Uniti. L’unica cosa in cui i partiti terzi sono bravi è creare COMPLETA E TOTALE DISGREGAZIONE E CAOS”.
Ha aggiunto – cosa probabilmente vera – che Musk agisca perché non apprezza l’intenzione della Casa Bianca di mettere uno stop ai sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici. E ancora, rincara accusando il miliardario di influenze indebite perché ha cercato di far nominare il suo amico Jared Isaacman come amministratore della NASA (candidatura ritirata dopo l’uscita di Musk dal suo ruolo nell’amministrazione Trump). “Ho ritenuto inappropriato che un amico intimo di Elon, coinvolto nel settore spaziale, dirigesse la NASA, dato che la NASA è una parte così importante della vita aziendale di Elon,” scrive Trump. La NASA si appoggia per le spedizioni spaziali adesso sia alla Boeing (il cui programma spaziale è costellato di insuccessi) sia a SpaceX di Musk (le cui navette funzionano anche se il programma verso Marte incontra difficoltà).
In effetti, Musk potrebbe rappresentare un pericolo in vista delle elezioni di metà mandato nel 2026.
Il miliardario tecnologico ha annunciato la creazione del partito America in una serie di post tra sabato sera e domenica mattina sulla piattaforma X, di sua proprietà, e i suoi post suggeriscono che si concentrerà su due o tre seggi al Senato, e otto-dieci alla Camera. Entrambe le camere del Congresso sono attualmente controllate di misura dai Repubblicani. Musk mirerebbe insomma a fare da ago della bilancia – una posizione che come sanno bene i paesi europei con un sistema multipartitico, consente di avere molto potere anche con pochi parlamentari. “Dato lo strettissimo margine legislativo, sarebbero sufficienti per essere decisivi nelle leggi più controverse, assicurando che rappresentino la vera volontà del popolo,” ha scritto.
Ha dato pochi dettagli sulla tempistica o sulla struttura del nuovo partito, ma ha aggiunto “Quando si tratta di mandare in bancarotta il nostro paese con sprechi e corruzione, viviamo in un sistema a partito unico, non in una democrazia. Oggi si fonda l’America Party per restituirvi la vostra libertà.”
L’influenza economica e non solo non gli manca (si stima che abbia speso oltre 275 milioni di dollari del suo patrimonio personale per aiutare Trump a ottenere un secondo mandato alla Casa Bianca lo scorso novembre). La “bromance” fra lui e Trump, nata nelle ultime fasi della campagna elettorale presidenziale, era culminata nella nomina in gennaio a capo del DOGE, una sorta di sovra-ministero per “l’efficienza governativa” cioè per ridurre la spesa pubblica che ha usato l’accetta e letteralmente smantellato in quattro mesi parte dell’organizzazione federale. Il crollo è avvenuto sia perché due personalità così forti – o potremmo dire due uomini così arroganti – erano destinati a scontrarsi; sia perché Musk non poteva digerire il “grande, bellissimo disegno di legge” di Trump, che secondo l’Ufficio di Bilancio del Congresso aumenterà il deficit nazionale di 3.300 miliardi di dollari entro il 2034.
Il provvedimento ora diventato legge prevede forti tagli fiscali per i super ricchi, mentre riduce drasticamente i programmi federali di sicurezza sociale, con fino a 10,6 milioni di persone che potrebbero perdere l’assicurazione sanitaria. Prevede però anche tagli a settori che per Musk sono essenziali, come appunto i sussidi all’acquisto di auto elettriche (in borsa il valore delle azioni Tesla ne ha sentito le conseguenze).
Musk e Trump hanno discusso a lungo su costi e conseguenze del provvedimento da quando Musk ha lasciato il governo a maggio. Venerdì, quando Trump ha firmato la legge durante un picnic del 4 luglio alla Casa Bianca, Musk ha lanciato un sondaggio su X: “È il momento perfetto per chiedere se volete l’indipendenza dal sistema bipartitico (o partito unico, come alcuni dicono).” Secondo Musk, i risultati del sondaggio hanno mostrato un rapporto di due a uno a favore dell’indipendenza.
Sempre domenica, il segretario al Tesoro di Trump, Steve Bassent, ha dichiarato – un po’ in ritardo sui tempi – che Musk dovrebbe concentrarsi sulla gestione delle sue aziende e tenersi fuori dalla politica. “I principi del Dograno molto popolari – ma se guardi ai sondaggi, Elon non lo era,” ha detto nel programma State of the Union della CNN.
I sondaggi in effetti indicano che il Doge e il lavoro di Musk sono profondamente impopolari, anche perché hanno mandato a casa molte migliaia di persone. Bessent ha anche accennato al fatto che gli investitori delle aziende di Musk – inclusa Tesla, la produttrice di veicoli elettrici le cui vendite sono diminuite durante l’esistenza di Doge – avevano pubblicamente chiesto che il suo impegno con l’amministrazione Trump fosse limitato. “Immagino che i consiglieri d’amministrazione delle sue varie aziende non abbiano gradito l’annuncio di ieri e lo incoraggeranno a concentrarsi sulle attività imprenditoriali, non su quelle politiche.”
La serie di post di Musk su X, proseguita fino alle prime ore di domenica, sembra indicare che il suo rapporto altalenante con Trump sia di nuovo in fase negativa. Quando i due si sono scontrati all’inizio dell’estate, Musk ha pubblicato un post in cui affermava che il nome di Trump compariva nei fascicoli relativi agli associati del defunto pedofilo e trafficante sessuale Jeffrey Epstein. Musk ha poi cancellato il post e si è scusato con il presidente, iniziando una tregua instabile. Ma domenica è tornato sull’argomento, ripostando una foto di Ghislaine Maxwell – collaboratrice di Epstein in carcere – e domandandosi perché fosse l’unica in prigione mentre gli uomini che hanno fatto sesso con ragazze minorenni non lo fossero.
In risposta ad altri recenti post di Musk che definivano Trump “folle”, il presidente ha lasciato planare l’idea che potrebbe l’ex amico (nato in Sud Africa e naturalizzato cittadino americano). E poi ha accennato alla possibilità di tagliare i sussidi alle aziende di Musk, in particolare SpaceX, che detiene miliardi di dollari in contratti governativi. “Doge è il mostro che potrebbe finire per mangiare Elon. Non sarebbe terribile?” ha chiesto martedì ai giornalisti martedì.