Con 1.277 casi confermati al 5 luglio, gli Stati Uniti stanno affrontando la peggior epidemia di morbillo dal 2000, anno in cui la malattia era stata dichiarata “eliminata” grazie alle vaccinazioni. Il dato, diffuso dal Johns Hopkins Center for Outbreak Response Innovation, ha già superato il totale registrato nell’intero 2019 e rischia di mettere sotto pressione i sistemi sanitari in numerosi stati.
Il morbillo è una malattia altamente contagiosa: secondo i CDC (Centers for Disease Control and Prevention), un paziente su cinque colpito necessita di ricovero ospedaliero. I sintomi compaiono generalmente da 7 a 14 giorni dopo il contagio e includono febbre alta, tosse, naso che cola e occhi lacrimosi. Dopo 3-5 giorni si manifesta la caratteristica eruzione cutanea, spesso accompagnata da febbre elevata. Possono inoltre comparire le cosiddette macchie di Koplik, minuscole lesioni bianche all’interno della bocca, tipiche della malattia.
L’attuale epidemia ha già causato 155 ricoveri, di cui 824 tra i bambini e 431 tra gli adulti. Sono stati confermati tre decessi: due bambini non vaccinati nel Texas occidentale e un adulto non vaccinato nel New Mexico. Il focolaio principale è stato individuato nel Texas occidentale, dove si contano 753 casi distribuiti in 36 contee. La contea di Gaines rappresenta da sola il 55% dei casi registrati nello stato, in gran parte all’interno di una comunità mennonita caratterizzata da bassi tassi di vaccinazione.
In totale, 39 stati hanno riportato casi. Epidemie attive, definite come la presenza di almeno tre casi correlati, sono in corso in Arizona, Colorado, Georgia, Illinois, Iowa, Kansas, Michigan, Montana, New Mexico, North Dakota, Oklahoma e Utah. Anche il Kentucky ha registrato il suo primo focolaio nel mese scorso.
Il vaccino MPR (morbillo, parotite, rosolia) rimane lo strumento più efficace per prevenire la malattia. I CDC raccomandano la somministrazione della prima dose tra i 12 e i 15 mesi di età e della seconda tra i 4 e i 6 anni. Secondo il dottor Mathew Kiang, docente di epidemiologia presso la Stanford University, se i tassi di vaccinazione resteranno invariati, il morbillo potrebbe tornare ad essere endemico negli Stati Uniti entro i prossimi 20 anni.
Il Segretario alla Salute, Robert F. Kennedy Jr., ha confermato i decessi in Texas, ma ha ricevuto critiche per la gestione del focolaio, ritenuta da molti esperti in contrasto con le strategie tradizionali di sanità pubblica. Le sue scelte sono state giudicate inefficaci.
Secondo Miranda Yaver, docente di politica sanitaria all’Università di Pittsburgh, l’eccessiva politicizzazione delle decisioni sanitarie e il calo di fiducia nelle istituzioni stanno aggravando la crisi, rendendo più difficile contenere l’epidemia e affrontare efficacemente le emergenze sanitarie future.
L’epidemia di morbillo del 2025 si sta configurando come una grave emergenza di salute pubblica, con numeri già superiori a quelli del 2019 e una diffusione che rischia di ampliarsi ulteriormente. Solo un rafforzamento delle campagne vaccinali e il ripristino della fiducia nelle autorità sanitarie potranno evitare conseguenze ancora più gravi.