È stato rinvenuto senza vita ai piedi di una finestra della sua residenza a Rublyovka, l’iper-sorvegliato sobborgo a ovest di Mosca diventato dove abita gran parte dell’élite russa. Andrej Badalov, 62 anni, vicepresidente della Transneft — il colosso statale che controlla la rete degli oleodotti russi — è morto in circostanze che le autorità definiscono, per ora, compatibili con un suicidio.
La notizia è stata diffusa venerdì dalle principali agenzie di stampa russe, tra cui la TASS, che ha citato una fonte anonima delle forze dell’ordine. Il corpo sarebbe stato ritrovato sotto una finestra di un’abitazione lungo la Rublyovo-Uspenskoye Shosse, arteria residenziale che ospita funzionari governativi, oligarchi e generali in pensione.
Transneft ha confermato la morte di Badalov, evitando però ogni commento sulle modalità dell’accaduto. In un comunicato asciutto, l’azienda si è limitata a sottolineare come il suo incarico si sia svolto in una fase “difficile e stressante”, in riferimento alle sanzioni occidentali imposte alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.
Badalov era stato nominato vicepresidente nel luglio 2021, con delega alla trasformazione digitale della compagnia. Figura di secondo piano dal punto di vista politico, ma centrale nella gestione tecnologica della rete energetica russa, aveva mantenuto un profilo basso durante gli anni della guerra, lavorando sotto pressione in un settore che da febbraio 2022 è al centro di una silenziosa emorragia di dirigenti.
La sua morte si aggiunge infatti a una lunga serie di decessi improvvisi — e per molti versi oscuri — che hanno colpito l’industria energetica russa da quando è iniziata la guerra in Ucraina. Solo nel 2022, almeno quattro alti funzionari collegati a Gazprom sono stati trovati morti in circostanze mai del tutto chiarite. Altri casi simili hanno riguardato esponenti di spicco delle società Novatek (gas naturale) e Lukoil (petrolio).
A differenza di altri episodi finiti sulle pagine dei media internazionali — spesso ambientati in hotel, yacht o appartamenti blindati — la vicenda di Badalov si è consumata nella zona residenziale che simboleggia più di ogni altra il potere e il denaro nell’era putiniana. Rublyovka, stretta tra i boschi e la tangenziale occidentale, è da due decenni la vetrina dell’alta nomenklatura: ville con piscine sotterranee, recinzioni elettrificate, vigilanza armata e una distanza rigorosa dal resto del Paese reale.
Le indagini sono ancora nelle fasi iniziali. Le autorità russe non hanno reso noti ulteriori elementi e, come in casi analoghi, è probabile che la vicenda venga archiviata in tempi rapidi, senza che l’opinione pubblica abbia accesso a dettagli sostanziali.