Il mito della wilderness americana si fa più caro, almeno per i turisti stranieri. Giovedì Donald Trump ha infatti firmato un ordine esecutivo che impone un aumento delle tariffe d’ingresso nei parchi nazionali USA per i visitatori provenienti dall’estero, proprio mentre la sua amministrazione si appresta a tagliare oltre un miliardo di dollari al bilancio dell’ente deputato a tutelarli.
La Casa Bianca ha motivato la decisione con l’esigenza di trovare fondi per la conservazione e la manutenzione delle strutture, specificando che l’aumento delle tariffe per gli stranieri potrebbe generare “centinaia di milioni di dollari” da reinvestire nei parchi.
Non è stato ancora precisato né l’importo dell’aumento né la data di entrata in vigore. Restano ignoti anche i siti coinvolti, sebbene al momento solo un centinaio dei 433 parchi gestiti imponga un biglietto d’ingresso.
Nel mirino finiscono dunque anche i tanti italiani che ogni anno, durante l’estate, scelgono di inserire i grandi parchi americani nei loro itinerari da costa a costa. Previsti prezzi più alti, prenotazioni più difficili e un sistema d’accesso che darà la precedenza ai cittadini americani. L’ordine esecutivo, infatti, chiede anche di modificare i sistemi di prenotazione e rilascio dei permessi per garantire priorità ai residenti degli Stati Uniti.
“Far pagare di più ai turisti stranieri è una prassi comune nei parchi nazionali di tutto il mondo”, si legge nella nota ufficiale dell’amministrazione GOP. Nello stesso testo si ricorda che i cittadini statunitensi già contribuiscono al finanziamento del sistema dei parchi tramite la tassazione federale, oltre al costo del biglietto, e che dunque sarebbe “equilibrato” chiedere un maggior contributo a chi arriva dall’estero.
Come anticipato, la misura arriva mentre il governo federale prevede una drastica riduzione del budget dell’ente parchi, ossia il National Park Service. Il taglio stimato è pari a oltre un terzo del bilancio annuale, con una sforbiciata superiore a un miliardo di dollari a partire dal 2026, che rischia di compromettere la manutenzione ordinaria e straordinaria dei siti, oltre a impattare sul personale già ridotto.
Secondo i dati forniti dalla National Parks Conservation Association, un’associazione di vigilanza e tutela del patrimonio naturale, il personale stabile del Park Service è calato del 24% da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, lo scorso novembre. Inoltre, dei 8.000 lavoratori stagionali necessari per l’estate, solo 4.500 sono stati effettivamente assunte. In alcune località — tra cui il celebre Yosemite in California e il Big Bend in Texas — la carenza di personale ha già portato a riduzioni nei programmi, ritardi nei soccorsi e chiusure parziali.
Tutto questo mentre il numero dei visitatori continua a crescere. Nel 2024, secondo i dati ufficiali, sono stati registrati 331 milioni di ingressi nei parchi nazionali americani, sei milioni in più rispetto all’anno precedente.