Le notizie circolano da qualche giorno: i palestinesi muoiono ai punti di distribuzione del cibo della Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta da Israele e dagli Stati Uniti, non per incidenti o perché travolti dalla folla ma perché i sorveglianti armati gli sparano per allontanarli, anche con mitragliatrici, anche se non rappresentano alcuna minaccia. Notizie smentite dalla GHF e dall’esercito israeliano, ma confermate da varie fonti: oggi, da un ex addetto alla sicurezza della misteriosa organizzazione che ha raccontato alla BBC di aver assistito più volte ai suoi colleghi che aprivano il fuoco contro i palestinesi affamati.
In un’occasione, ha riferito, una guardia avrebbe aperto il fuoco da una torre di guardia con una mitragliatrice perché un gruppo composto da donne, bambini e anziani si stava allontanando troppo lentamente dal sito.
Alla richiesta di un commento dell’emittente britannica, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF) ha dichiarato che le accuse sono categoricamente false.
La GHF ha iniziato le sue operazioni a Gaza alla fine di maggio, distribuendo aiuti limitati da diversi siti nel sud e nel centro della Striscia, dopo un blocco totale di 11 settimane imposto da Israele, durante il quale nessun alimento è entrato nel territorio. Nella Striscia da cui non si usciva senza permesso di Israele da molti anni la popolazione è dipendente dagli aiuti esterni per sopravvivere. Da quando è scoppiata la guerra, l situazione è peggiorata in modo esponenziale, con Israele che accusa l’Onu e le ONG di lasciare che Hamas si impossessi del materiale che entra nella Striscia. La GHF è stata fondata nel febbraio 2025 al preciso scopo di gestire integralmente la distribuzione degli aiuti che Israele lascia entrare. Il sistema è stato ampiamente criticato anche perché manca sia di esperienza sia della rete capillare che esisteva in precedenza, e costringe migliaia di persone a camminare attraverso zone di combattimento attive per raggiungere un numero ristretto di punti di distribuzione. L’ex direttore esecutivo Jake Wood si è dimesso a maggio 2025, accusando la fondazione di non rispettare i principi umanitari fondamentali
La situazione appare fuori controllo anche perché ormai fra bombardamenti e fame a Gaza sono emerse bande rivali che sfuggono anche al controllo di Hamas, e che cercano di prendere possesso degli aiuti per rivenderli a caro prezzo. Come in ogni guerra quando la gente ha fame, i camion vengono anche assaliti, saccheggiati e svuotati da chi ci riesce per portare cibo alle famiglie. La creazione della GHF insomma ha aumentato l’anarchia e l’insicurezza per la popolazione.
Da quando la GHF ha iniziato a operare, secondo le Nazioni Unite e i medici locali, le forze israeliane hanno ucciso oltre 400 palestinesi che cercavano di recuperare aiuti alimentari dai suoi punti di distribuzione. Uno schema dell’articolo della BBC traccia un bilancio impietoso delle vittime dal 26 maggio, data di inizio delle operazioni della Gaza Health Foundation, dettagliando gli eventi incidente per incidente, secondo le notizie che l’emittente britannica è riuscita a raccogliere: 460 persone morte, molte centinaia di feriti. Il 1 luglio, il bilancio fornite dal ministero della Salute di Gaza controllato da Hamas invece parla di 583 morti e 4.186 feriti.
Proseguendo con la descrizione dell’incidente avvenuto in uno dei siti della GHF – in cui, secondo lui, le guardie hanno sparato contro un gruppo di palestinesi – l’ex contractor ha raccontato:
“Mentre ciò accadeva, un altro contractor presente sul posto, in piedi sul terrapieno che sovrastava l’uscita, ha aperto il fuoco sulla folla con 15-20 colpi di arma automatica. Un uomo palestinese è caduto a terra, immobile. E poi l’altro contractor che era lì ha detto: “Accidenti, credo che tu ne abbia preso uno”. E poi si sono messi a ridere.”
L’ex contractor, che parlava sotto anonimato, ha detto che i dirigenti della GHF hanno minimizzato il suo rapporto, definendolo una coincidenza, suggerendo che l’uomo palestinese potrebbe essere “inciampato” o essere “svenuto per la stanchezza”. Dietro richiesta di commento, la GHF ha affermato che l’autore di queste accuse è un “ex contractor scontento” che sarebbe stato licenziato per cattiva condotta, cosa che lui nega, anzi ha mostrato alla BBC prove che dimostrerebbero che ha lasciato il posto di lavoro in buoni rapporti.
L’uomo ha detto di aver lavorato in tutti e quattro i siti di distribuzione della GHF, e ha descritto una cultura dell’impunità, con poche regole e controlli inesistenti. Ha raccontato che ai contractor non venivano fornite regole d’ingaggio chiare né procedure operative standard, e che un capo squadra avrebbe detto: “se ti senti minacciato, spara – spara per uccidere e fai domande dopo”. Secondo lui, il tono generale era “Stiamo entrando a Gaza, quindi non ci sono regole. Fai quello che vuoi”; i capisquadra si riferivano ai gazawi come a “orde di zombie”, insomma persone di nessun valore. Ha aggiunto che ogni sito era sorvegliato da telecamere a circuito chiuso che monitoravano l’attività nell’area, e ha definito “una menzogna assoluta e sfacciata” l’insistenza della GHF sul fatto che nessuno fosse stato ferito o preso di mira. I palestinesi, ha aggiunto, venivano anche colpiti da detriti di granate stordenti, spruzzati con spray urticante o spinti dalla folla contro il filo spinato. Ha detto di aver assistito a diversi episodi in cui i palestinesi sembravano essere rimasti gravemente feriti, tra cui un uomo che ha ricevuto l’intero contenuto di una bomboletta di spray al peperoncino in faccia, e una donna che, secondo lui, è stata colpita dalla parte metallica di una granata stordente, lanciata contro la folla.
La GHF da parte sua afferma che gli spari uditi nei filmati condivisi con la BBC provenivano dalle forze israeliane- mentre l’esercito israeliano nega recisamente a sua volta di aver sparato.
Dov’è la verità? All’inizio di questa settimana, oltre 170 organizzazioni umanitarie e ONG hanno chiesto la chiusura della GHF. Le organizzazioni, tra cui Oxfam e Save the Children, affermano che le forze israeliane e gruppi armati “sparano regolarmente” contro palestinesi che cercano di ottenere aiuti.
La GHF afferma di aver distribuito oltre 52 milioni di pasti in cinque settimane e che altre organizzazioni “rimangono impotenti mentre i loro aiuti vengono saccheggiati”.
L’esercito israeliano ha lanciato la campagna militare a Gaza in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 contro Israele, durante il quale circa 1.200 persone sono state uccise e altre 251 prese in ostaggio.Secondo il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, almeno 57.130 persone sono state uccise nella Striscia da allora.