La Casa Bianca ha sospeso temporaneamente gli aiuti militari diretti all’Ucraina, tra cui la fornitura di missili per sistemi di difesa aerea.
A confermare la misura è stato mercoledì alla CNN un alto funzionario dell’amministrazione Trump, che l’ha inquadrata in una più ampia revisione della spesa destinata all’assistenza estera. La revisione, a quanto si apprende, sarebbe stata sollecitata in prima persona dal segretario alla Difesa Pete Hegseth.
A motivare la scelta è stata invece la vice portavoce della Casa Bianca, Anna Kelly, definendola una “decisione necessaria” che “riflette la volontà dell’amministrazione di mettere al primo posto gli interessi degli Stati Uniti”.
Il ministero della Difesa ucraino ha riferito di non aver ancora ricevuto comunicazioni ufficiali circa modifiche nei programmi di consegna, ma a Kyiv l’annuncio è stato preso sul serio. Colto pressoché alla sprovvista il presidente Volodymyr Zelensky, che in un messaggio pubblicato su X si è detto “pronto ad acquistare sistemi americani per proteggere le nostre città”, che fronteggiano durissimi bombardamenti notturni quasi quotidiani da parte di Mosca.
Più tranchant Mykhailo Podolyak, consigliere della presidenza, che ha definito “disumana” la scelta di “interrompere la fornitura di missili, soprattutto per i sistemi Patriot che proteggono milioni di civili ucraini”.
Il ministero degli Esteri ucraino ha convocato d’urgenza il vice capo missione dell’ambasciata statunitense a Kyiv, John Ginkel. In una nota ufficiale, il dicastero ha avvertito che “ogni esitazione o ritardo nel rafforzare le nostre capacità difensive incoraggia l’aggressore a continuare la guerra”.
Secondo una fonte militare citata dall’AFP, senza le forniture USA la capacità difensiva ucraina “crollerebbe“. “L’Europa sta facendo il possibile, ma senza le munizioni statunitensi sarà durissimo reggere”, ha aggiunto, riferendosi al dato del Kiel Institute for the World Economy secondo cui ad aprile l’Unione Europea ha superato per la prima volta gli Stati Uniti nel volume complessivo di aiuti militari destinati a Kyiv, con 72 miliardi di euro contro i 65 miliardi garantiti da Washington.
E se Kyiv piange, Mosca evidentemente ride. Mercoledì il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha commentato positivamente lo stop agli aiuti voluto dalla Casa Bianca, a suo dire collegato a un presunto esaurimento degli arsenali americani.
“A quanto ci risulta, le scorte sarebbero esaurite“. “In ogni caso“, ha proseguito il portavoce di Putin, “meno armi arrivano a Kyiv, più ci avviciniamo alla conclusione dell’operazione militare speciale” (come è perifrasata in Russia la guerra contro l’Ucraina).
Già a marzo Trump aveva ordinato lo stop totale degli aiuti militari dopo un acceso diverbio con Zelensky nello Studio Ovale. In quell’occasione, tuttavia, le forniture furono sbloccate una settimana più tardi. La scorsa settimana, durante il vertice NATO all’Aia, Trump era peraltro apparso disponibile a una possibile nuova fornitura dei Patriot, divenuti ormai il perno della difesa ucraina dai missili balistici e ipersonici di produzione russa che dall’inizio della guerra hanno mietuto circa 13.000 vittime ucraine (in gran parte civili) secondo le stime ONU.